Elezioni USA: quali sono gli Stati più ostici per i Democratici? Una mappa lo spiega
Hillary Clinton ha ottenuto la nomination democratica per la Casa Bianca, diventando così la prima donna nella storia a correre ufficialmente per la Presidenza USA. E così, dopo le primarie, inizia una nuova battaglia in vista dell’election day di novembre, da affrontare nuovamente in maniera capillare e puntando a strappare voti in ogni singolo Stato federato.
La legge elettorale statunitense, infatti, riserva notevole importanza agli Stati federati, ognuno dei quali mette in palio un pacchetto di Grandi Elettori assegnati, Stato per Stato, al candidato che ottiene la maggioranza dei voti. Ma quale è lo storico per i Democratici? Quali sono gli Stati in cui il partito dell’Asinello è più forte e quali in cui si mostra tradizionalmente debole? A dircelo è una mappa illustrata da Vividmaps, che evidenzia quale è l’ultima tornata elettorale in cui un candidato dem ha ottenuto la maggioranza di voti, conquistando così il pacchetto di Grandi Elettori in palio.
Elezioni USA: gli Stati più ostici per i Democratici
Come evidenziato nella mappa, nell’ultima tornata elettorale Barack Obama è riuscito a conquistare tutti gli Stati della fascia nord-orientale e della costa occidentale del Paese, oltre a Colorado, New Mexico e ad un tradizionale “swing state” come la Florida. Al 2008 risale invece l’ultimo successo in Indiana e North Carolina.
Quali sono invece gli Stati più ostici per i dem? Come emerge dalla mappa, soprattutto la spina dorsale centrale che va dal North Dakota sino all’Oklahoma, oltre a Wyoming, Idaho, Utah e Alaska. Ben 9 Stati in cui i dem non riescono a trionfare da oltre 50 anni, ovvero dalle Presidenziali del 1964, che videro il successo di Lyndon Johnson sul candidato repubblicano Barry Goldwater. Ostica la situazione anche in Texas, Mississippi, Alabama e Sud Carolina, Stati in cui i dem non appongono il proprio vessillo dal 1976, anno del successo di Jimmy Carter. Dati di cui la Clinton dovrà che tenere attentamente conto, se vorrà provare a diventare la prima donna presidente della storia degli Stati Uniti d’America.