Comunali: come l’Italia è rimasta bipolare
Comunali: come l’Italia è rimasta bipolare
“Domenica 5 giugno si è giocato solo il primo tempo di una partita i cui i veri vincitori si scopriranno ai ballottaggi del 19 giugno” si rileva dal Cise (Centro Italiano Studi Elettorali) che ha analizzato diversi fattori che hanno influito sull’esito del primo turno delle amministrative, a cominciare dall’affluenza. Osservando i 132 comuni capoluogo, si analizza dal Cise, la partecipazione elettorale è arrivata al 60% in calo di quasi 5 punti di percentuale rispetto alla precedente tornata di comunali.
Il calo si è sentito particolarmente nel Nord e nella cosiddetta “Zona Rossa” (-10 punti). Tutto sommato stabile il dato del Sud (-2). Ma scorporando Roma (56,2%) il Meridione ha votato di più delle altre zone del paese (65,2%), nonostante un calo di 6 punti rispetto alle ultime amministrative.
Comunali: come l’Italia è rimasta bipolare
Nei comuni compresi tra 15 e 50.000 abitanti ha votato in media il 66,4% degli elettori, contro appena il 55,9% delle cinque maggiori città. Ponendo attenzione al dato nei 24 comuni capoluogo, invece, si nota che l’affluenza è stata inferiore rispetto al dato complessivo dei comuni non capoluogo (57,6%, – 5 punti).
Anche qui spicca il dato di alcuni comuni del Sud, con partecipazione superiore al 70%: Benevento, Cosenza, Crotone, Caserta, Latina. Al contrario la partecipazione è stata molto bassa a Roma (56%), Milano (55%), Napoli (54%) e Trieste (57%). Roma è l’unico capoluogo in cui la partecipazione cresce rispetto alle precedenti comunali (+3,3), mentre è in forte calo a Milano (13 punti), Cagliari, Olbia e Bologna (-12 punti circa).
Oltre all’affluenza, dicono sempre dal Cise, un altro dato da tenere presente nell’analisi del voto locale è quello di vittorie e ballottaggi nei 132 comuni superiori. La situazione da cui si partiva domenica fotografava ancora un’Italia sostanzialmente “bipolare”: su 132 comuni superiori, il centrosinistra ne governava 84, contro i 29 del centrodestra.
L’Italia sembra uscita dall’ultima tornata fondamentalmente “tripolare”, un dato acuito anche dalla frammentazione dell’offerta politica riscontrata alle ultime comunali. Basta guardare, come si diceva, alle vittorie e ai ballottaggi: si è verificato il dimezzamento dei comuni vinti al primo turno che sono solo 21 su 132 mentre alla precedentemente chiamata alle urne erano stati 40.
Nei comuni già assegnati prevale il centrosinistra (11) sul centrodestra (6). Tre comuni sono vinti da liste civiche e uno dalla Lega. Per quanto riguarda i ballottaggi: il Pd si giocherà la conquista del comune in 83 delle rimanenti 111 città (47 da primo); il centrodestra in 54 (25 da primo); il M5S in 19 (6 da primo); le coalizioni di liste civiche in 33 (14 da prime); e infine coalizioni di destra (ossia comprendenti Lega e/o Fdi ma senza Forza Italia) in 14 (9 da prime).
In 41 città su 111 ci sarà la tradizionale sfida in stile Seconda Repubblica tra centrosinistra a guida PD e centrodestra a guida Forza Italia. La partita in stile Roma tra centrosinistra e M5S ci sarà invece soltanto in 11 città (il 10% dei comuni). Infine, più frequente sarà la sfida fra centrosinistra e civiche (15 città), mentre ci sarà un ballottaggio fra centrodestra e M5S solamente in tre città.
Nei 20 capoluoghi che andranno al ballottaggio, il Pd si conferma la forza politica più presente: correrà in 17 ballottaggi, dei quali 10 da primo. Il centrodestra segue con 13 presenze di cui 5 primi posti. Decisamente meno presente il M5S che si giocherà la vittoria solo a Roma (da primo), a Torino e a Carbonia. Sorprendente per certi versi è il risultato delle coalizioni di destra formate da Lega Nord e Fratelli d’Italia: sono prime in tre comuni (Novara, Latina e Isernia). Completano il quadro dei ballottaggi una coalizione di sinistra (per De Magistris) a Napoli, una di centro a Crotone (comprendente l’Udc), una coalizione di liste civiche a Latina e una coalizione guidata dal movimento di Fitto ‘Conservatori e Riformisti’ a Brindisi.
Quindi, nonostante gli ottimi risultati del M5S e casi come quello dell’affermazione di De Magistris, pare che il centrodestra, almeno quando è unito, rimanga ancora il polo più competitivo. Tuttavia, sarà necessario aspettare i ballottaggi che si svolgeranno il 18 giugno per confermare questa analisi.