Sull’inchiesta legata agli appalti nel Veneto parla Mezzera, giudice della Corte dei Conti. “Avevamo la sensazione che il Mose investisse interessi e soggetti a livelli molto alti. E che il controllo della Corte non facesse piacere”. A parlare è il giudice della Corte dei Conti Antonio Mezzera, che intervistato dalla Stampa, ricorda come la relazione che evidenziava le criticità dell’opera veneziana, da lui istruita e redatta nel 2009, fu modificata e pubblicata in ritardo.
Il magistrato spiega di aver notato la prima anomalia nel luglio 2007, dopo l’ invio della prima richiesta istruttoria: “mi si disse ‘di stare attento a non farmi strumentalizzare'”. Mezzera si sofferma poi sulla sua relazione: evidenziava, spiega, “mancanza di concorrenza, commistione tra magistrato delle Acque e Consorzio, controllori (i collaudatori delle opere) scelti e pagati dal controllato (il Consorzio)”.
E ricorda il ritardo della pubblicazione: “chiesi un appuntamento al presidente Lazzaro. Mi disse che c’era qualcosa da correggere, da limare. Alcuni aggettivi, alcune espressioni troppo dirette. Cominciò così un tira e molla durato quattro mesi”.
“Nel merito, accettai alcune correzioni linguistiche a patto che non si modificasse in nulla la sostanza della mia relazione. Cosa che effettivamente accadde. Infatti nella relazione è rimasto tutto ciò che c’era da sapere”. E spiega le modifiche richieste: “il presidente volle alleggerire la sintesi e le conclusioni della relazione, ovvero le sole parti che in genere legge la gran parte della gente. E poi le note a margine”, “impose di relegarle alla fine del testo, dove pochi arrivano a leggerle”. Mezzera sottolinea poi il nuovo ritardo nella pubblicazione nonostante le modifiche: “la situazione si sbloccò solo nel febbraio 2009, in seguito al deposito di un’ interrogazione parlamentare che chiedeva conto del ritardo. Due giorni dopo fui convocato dal presidente per la pubblicazione”.