Inchiesta Mose: Lupi difende l’opera, Zaia accusa Galan
Continuano le reazioni all’inchiesta Mose, che ha portato all’arresto di 35 persone e all’allargamento delle indagini in più regioni del Nord Italia.
LUPI: MOSE DA SALVARE – A parlare stavolta è il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, il quale – in un’intervista concessa al quotidiano “Repubblica” – difende energicamente l’opera. “Non possiamo buttare via 4 miliardi già spesi”, è il concetto espresso dal ministro. Che poi aggiunge: “l’obiettivo dell’opera è di salvare Venezia e va perseguito; riguardo al resto, una volta acclarati i fatti chi sarà ritenuto responsabile dovrà risponderne”. Per Lupi gli scandali Expo e Mose sono la fotografia dell’Italia attuale: “due eventi di eccezionale gravità in un momento in cui il Paese vuole rialzarsi ma fatica ancora a scrollarsi di dosso il passato”. Per Lupi il miglioramento dell’efficienza passa attraverso tre punti: trasparenza degli appalti – con pubblicazione online dgli aggiudicatari – semplificazione delle norme e accelerazione delle diligence. E sull’eventuale richiesta di arresto per Galan da parte della Camera, mantiene un profilo basso: “non ho mai votato l’arresto di nessuno, la Camera analizzerà i documenti e valuterà”.
ZAIA CONTRO GALAN – Duro invece l’attacco del Governatore del Veneto, Luca Zaia, nei confronti del suo predecessore Giancarlo Galan. “Se si pensa a come pontificasse da anni, dall’alto della sua prosopopea, su come va amministrato un territorio, il quadro che emerge è inquietante”, l’accusa diretta di Zaia, intervistato da “Repubblica”. Che aggiunge: “la sinistra vuole le mie dimissioni? si guardi in casa”, con riferimento all’arresto del sindaco Orsoni e del capogruppo Marchese. Il Governatore prende le distanze dalla vicenda: “quando sono entrato in carica era già tutto deciso ed avviato, semmai questi signori con il mio arrivo hanno iniziato ad avere difficoltà che non avevano riscontrato con l’accondiscendente substrato precedente”. E chiede l’interdizione a vita per i politici che intascano tangenti, anche perchè “oggi si va oltre alla mazzetta, siamo praticamente allo stipendio fisso”.
MUCCHETTI (PD): SERVE COMMISSARIAMENTO – Per il presidente della Commissione Industria al Senato, Massimo Mucchetti, serve “una sintesi tra le parole di Renzi e quelle di Cantone“. Rispondendo al quotidiano “La Stampa”, anche Mucchetti si schiera contro l’interruzione dei lavori: “lo sviluppo giudiziario della vicenda allungherebbe eccessivamente i tempi”. Piuttosto, ciò che serve è “un’adeguata iniziativa politico-giuridica”. E suggerisce un commissariamento temporaneo delle concessionarie inquisite, “fino ad eventuale assoluzione di primo grado e ferme restando le sanzioni in caso di condanna”.
Emanuele Vena