Da Tangentopoli sono passati 22 anni, la lotta alla corruzione è diventata una priorità nazionale su cui fondare partiti e vincere elezioni. Cosa è cambiato dunque, cosa ha prodotto questa emergenza nazionale? Non sembra sia diminuita la corruzione, è diventata invece più pervasiva e sofisticata. In cambio ha creato nuovi enti, nuove spese, nuovo personale, nuova burocrazia
Stimare la corruzione è un esercizio difficile, chi lo ha fatto, come la Commisione Europea e la Corte dei Conti, che in realtà si sono citate a vicenda, hanno stimato il costo della corruzione in 60 miliardi di euro, in realtà una cifra abnorme, la metà dei 120 miliardi stimati per l”intera Unione Europea e derivante dalla stima di 1000 miliardi di dollari per il mondo intero, cifra della Banca Mondiale che quindi indicava nel 3-4% la porzione di PIL interessata da tangenti e mazzette. 3-4% del PIL italiano era appunto 60 miliardi.
Uno studio più preciso l’ha effettuato Unimpresa che stima in 10 miliardi l’anno il costo della corruzione per l’Italia, perlomeno negli ultimi 10 anni. Un indicatore efficace è il fatto che la corruzione può far aumentare del 20% i costi complessivi dei contratti di appalti pubblici. Sempre Unimpresa stima nel 6% la perdita di produttività che una corruzione endemica fattasi sistema ha provocato nel nostro Paese.
Inoltre la sola discesa nella classifica di percezione della corruzione provoca la perdita del 16% degli investimenti dall’estero, le imprese che operano in un contesto corrotto e che devono pagare tangenti crescono in media quasi del 25% in meno di quelle che non devono affrontare tale problema, mentre le piccole imprese hanno un tasso di crescita delle vendite di oltre il 40% inferiore rispetto a quelle grandi.
Le performances economiche dell’Italia in questi ultimi 10 anni rispetto al resto d’Europa dicono chiaramente che la corruzione con i suoi nefasti effetti non è declinata.
Cosa è stato fatto dunque in questi anni? Beh, La corruzione è stata combattuta in un modo particolare con la creazione, magari in concomitanza con episodi eclatanti, di authority e nuclei anticorruzione, task force aggiuntiva rispetto alle forze dell’ordine. Vediamo più nel dettaglio.
L’organo più importante dal 2009 è l’Anac, l’Autorità Nazionale AntiCorruzione e per la valutazione e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche, già Civit (Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche), alla cui testa vi è da poco quel Raffaele Cantone nominato da Renzi.
Per l’attività di vigilanza dell’Amministrazione Pubblica sono attive ed operative 24 persone, anche se la legge preveda si possa arrivare a 30. I tempi di austerity hanno consigliato il legislatore di imporre che il personale sia già presente nell’amministrazione pubblica e sia “in prestito” da altri organismi e che il personale extra sia assunto solo a tempo determinato. Per cui ad oggi la spesa, in realtà divisa con l’amministrazione di appartenenza del dipendente, è la seguente
Ciò che però è più degno di nota è l‘aumento di spesa e personale dal 2012 al 2013, infatti il 2012 la spesa era stata la seguente, motlo inferiore:
Analogo scrupolo di assumere solo personale già in forze al settore pubblico non ce l’ha invece il precedente AVCP, ovvero l‘Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, organo collegiale che vigila sul rispetto delle regole che disciplinano la materia dei contratti pubblici, che ha in organico 305 persone così distribuite:
Si noti che l’organigramma non è a piramide, ma vi sono, come spesso accade nel settore pubblico, più funzionari che impiegati, cosa che mai in nessuna azienda sarebbe considerabile sostenibile ed efficiente, ma pare lo sia proprio nell’organismo che è addirittura controllore delle buone pratiche.
Non basta perchè il ministero della Funzione Pubblica conserva anche dopo la nascita del Civit, ora Anac, il ruolo di sentinella con le seguenti funzioni:
a) coordina l’attuazione delle strategie di prevenzione e contrasto della corruzione elaborate a livello nazionale ed internazionale;
b) definisce e promuove norme e metodologie per l’implementazione delle strategie anticorruzione;
c) predispone il Piano Nazionale Anticorruzione che deve essere approvato dalla CIVIT;
d) definisce modelli standard delle informazioni e dei dati che occorrono per il conseguimento degli obiettivi.
Tutte funzioni in qualche modo in realtà già svolte dagli organismi prima descritti.
Un leit-motiv degli ultimi 20 anni è stato anche il decentramento, tanto che l’aumento di spesa pubblica è in gran parte attribuibile proprio agli enti locali, e infatti non poteva mancare una autorità anticorruzione regionale, per esempio per la regione Lombardia esiste un Responsabile della Prevenzione della corruzione e Trasparenza, le cui competenze sono:
- coordinare e gestire le attività e gli adempimenti in tema di anticorruzione e trasparenza ai sensi della l. 190/2012 (quella che dà poteri al CIVIT poi Anac), in raccordo con le strutture deputate alla gestione e implementazione del sito web istituzionale
- proporre, ai fini dell’adozione da parte dell’organo politico, il Piano triennale di prevenzione della corruzione e adempimenti connessi (attuazione piano, rotazione, selezione e formazione dipendenti) in collaborazione con le rispettive direzioni competenti
- collaborare, per i profili di competenza, con la Direzione centrale Legale, legislativo, istituzionale e controlli
- coordinare e verificare l’attuazione delle misure di prevenzione da parte degli enti del Sistema regionale di cui alla l.r. 30/2006
Come si vede è una pletora di responsabili ed organismi il cui scopo è spesso quello di collaborare, coadiuvare, fare proposte per un altro organismo e e un altro responsabile, come in un gioco di specchi.
Come con le grida manzoniane tanto più la corruzione impazza tanto più si creano presunti antidoti destinati però ad essere poco efficienti.
La vigilanza delle forze dell’ordine, in primis la Guardia di Finanza è ritenuta insufficiente, e probabilmente è così, come queste commissioni, perchè il primo freno alla corruzione dovrebbe essere, ma evidentemente non c’è, in ogni ufficio, in ogni reparto amministrativo aziendale, nella coscienza di ogni manager e pubblico ufficiale, forgiata da una cultura della legalità come ovvio e banale modus operandi che è mancata completamente, non è stato mai trasmesso perchè assente in origine laddove si forma l’educazione delle persone, prima ancora che dei cittadini.