L’Africa è forse il continente, o meglio lo scenario mondiale, nel quale più evidenti sono i segni del cambiamento, di quella che viene definita in modo sintetico globalizzazione e che racchiude al suo interno svariati fenomeni di integrazione, o disintegrazione, sociali e politici. Schematicamente (forse un po’ troppo) mi sembra che ci siano tre grandi pressioni che si esercitano sull’Africa. La prima è quella della crescita economica ed è il frutto dei grandi investimenti delle potenze asiatiche emergenti.
La seconda è quella per la democratizzazione e lo sviluppo. E’ ciò che vorrebbe l’Europa e l’Occidente che dopo aver usufruito dell’Africa-Forziere di materie prime e agricole, oggi ha bisogno di un Africa-Mercato, cioè un continente con un potere d’acquisto.
La terza è il tentativo di penetrazione dell’integralismo islamico che non si è mai manifestato a questi livelli. Questo tentativo di allargare la fede musulmana in Africa è una strategia di alcuni paesi arabi che pensano di avere più chances di penetrazione economica e commerciale se nei loro mercati vige una sola religione e uno stesso stile di vita.
Lo schematismo è sovrano e un po’ eccessivo, certamente. Ma quelle tre strategie di pressione sono quelle che oggi agiscono, in modo più complesso da come descrivo in questo articolo, ma agiscono.
Cosa sarà dunque l’Africa del futuro. Non lo sa nessuno ma anche solo per fare delle ipotesi o dipingere scenari bisogna sapere da dove arriva l’Africa.
In molti in questi anni mi hanno chiesto il mio primo libro, quello al quale sono più affezionato, “In Africa” uscito nel 2003. Era una raccolta di reportage dalla Somalia della guerra civile e della Grande Fame, dall’Etiopia della caduta di Menghistu che aveva instaurato il “terrore rosso”, dal Ruanda del genocidio della primavera del 1994, dal Congo del dittatore Mobutu Sese Seko.
Oggi questo libro è disponibile in e-book. Per sapere da dove arriva l’Africa di oggi e ipotizzare dove va.
Raffaele Masto