Il caso Consob in breve
Il caso Vegas è iniziato il 5 giugno quando Report, trasmissione di Rai3 condotta da Milena Gabanelli, ha messo sotto accusa la Consob e il suo presidente Giuseppe Vegas per l’abolizione di alcune misure di tutela degli investitori all’interno dei prospetti informativi delle obbligazioni delle quattro banche salvate dal governo (Marche, Etruria CariFerrara e CariChieti).
L’inchiesta è partita dopo che alcuni risparmiatori avevano denunciato di essere stati indotti a investire in obbligazioni subordinate senza essere stati adeguatamente informati circa i profili di rischio.
Consob, l’inchiesta di Report
Nella puntata del 5 giugno Report ha mostrato una lettera interna a Consob che dimostra come Vegas abbia tolto, nel maggio del 2011, gli scenari di probabilità. Ovvero quella nota informativa che avverte i clienti dei rischi che si possono correre.
Nella lettera di Vegas indirizzata agli istituti bancari si legge: “Le banche saranno invitate a non inserire le informazioni sugli scenari di probabilità nel prospetto e ne richiederanno l’eliminazione nel caso in cui qualche banca dovesse farlo di propria iniziativa, conformemente alle indicazioni fornite per le vie brevi dalla signoria vostra”.
Gabanelli ha chiesto a Vegas di dimettersi qualora non fosse in grado di smentire la lettera. Secondo Report “il presidente Giuseppe Vegas ha violato la regola Consob che prevede di raccomandare alle banche l’utilizzo di uno strumento che al risparmiatore dice: acquistando per esempio queste obbligazioni hai il 62% di probabilità di perdere metà del tuo capitale”.
Consob, il governo pensa alla sostituzione di Vegas
A seguito dell’inchiesta, il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda ha parlato di “gravi errori” da parte della Consob affermando di essere d’accordo con l’invito fatto da Gabanelli a Vegas. Calenda ha poi precisato di “aver dato solo un giudizio” e di non voler far polemica.
Contro Vegas si sono scagliati anche il viceministro dell’Economia Enrico Zanetti, l’Unione Nazionale Consumatori e il Codacons.
Il presidente si è sempre giustificato affermando che “la Consob ha sempre operato con l’unico obiettivo di perseguire i suoi fini istituzionali, fissati dalle norme nazionali ed europee”e di aver “preso atto delle pressioni politiche esercitate nei miei confronti da alcuni esponenti di governo sono sollecitazioni che prendono mosse da ricostruzioni mediatiche alle quali ho già replicato e ritengo di aver dimostrato l’infondatezza delle accuse”.
Anche Palazzo Chigi negli ultimi giorni sta meditando se sostituire o meno Vegas, il cui mandato scadrà il prossimo anno. Le accuse che gli sono mosse sono sempre le stesse. “Presidenzialismo” e “poca collegialità nelle decisioni”. Il suo sostituto potrebbe essere essere Vittorio Conti, economista bresciano, che della Consob è stato vicepresidente.
Consob, l’altolà di Alfano
Le voci di una possibile sostituzione di Vegas hanno però messo in allarme il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Il leader di Ncd ha lanciato un altolà all’esecutivo: “Il governo non deve e non può attaccare le Autorità di Garanzia. In ballo non c’è la persona del presidente Vegas, peraltro stimato per la sua serietà e competenza, una corretta relazione tra le istituzioni”.
Alfano ha avvertito che un possibile cambiamento dei vertici Consob porterebbe acqua al mulino di chi fa campagna per il No al referendum costituzionale. “C’è una grande questione di opportunità, gli osservatori della riforma costituzionale rilevano l’assenza o la debolezza di un sistema di organi di bilanciamento o di garanzia rispetto al rafforzato ruolo dell’esecutivo, al punto che l’anno rimanete dopo il referendum e prima del voto dovrà essere impiegato per realizzare quanto è carente in termini di sistemi di garanzia. Di fronte a queste obiezioni, cominciare ad attaccare le autorità indipendenti di garanzia, può rappresentare un pessimo presagio sul futuro e un ottimo argomento per i sostenitore del No alla riforma”.