Stesso paese, diversi i risultati. L’Istat ha combinato alcuni dati sul Prodotto Interno Lordo ed ha mostrato un’Italia divisa in due tronconi: centro-nord e meridione.
Il Pil è crollato, questo è noto. Ma ciò che non era ancora palese è la distribuzione del calo: se dal punto di vista nazionale, ovvero da Bolzano a Marsala, il Pil è sceso del 1,9%, nel sud si è doppiata la cifra, arrivando addirittura al 4%. Se prendessimo ad esempio, poi, alcuni settori, allora noteremmo ad un calo ulteriormente diversificato.
L’Istat divide in zone, praticamente corrispondenti alle circoscrizioni europee, la discesa dei diversi settori: nel nord ovest l’agricoltura cala del 3,1%, quasi come il settore secondario (-3,3%); crescono invece i servizi: +1,1%. Al nord est, terra storicamente contadina grazie alla presenza della Pianura Padana, l’Istat ci informa del crollo industriale (-4,7%), mentre presenta quasi invariato il settore terziario (-0,4%) e fa notare una clamorosa crescita dell’agricoltura (+4,7%) . Poi è la volta del centro Italia: valori quasi tutti uguali, ma al contempo negativi, col -1,2 nell’agricoltura, -1,4 nel settore secondario e -1,5% nei servizi. Quindi il sud Italia: è qui che l’Istat affonda i sogni di ripresa di milioni di cittadini. Se il settore primario ha avuto un leggero calo (-0,3%) e quello terziario più modesto (-3,1%), è quello industriale a preoccupare fortemente: -8,3%.
Quanto all’occupazione, anche questa ha subito una diminuzione del 1,9% durante il 2013. Al sud è un vero e proprio crollo: -4,5% (nel settore industriale -7,7%). Ed è qui che oggi si registra il più alto numero di giovani disoccupati: sfondata quota 60%. Al centro l’occupazione è calata del 1,2%, vicina a quella del nord est (-1,6%), mentre al nord ovest si è ben difesa grazie ad un -0,3%.
Daniele Errera