La storia dei risultati di queste ultime elezioni amministrative è quella di una vittoria del Movimento 5 Stelle, grazie alla conquista di Roma e Torino e anche ala vittoria in quasi tutti i ballottaggi in cui erano coinvolti.
Nella maggioranza dei comuni tuttavia il M5S al ballottaggio non è arrivato ed è interessante quindi osservare come l’atteggiamento degli elettori grillini è cambiato rispetto al passato. Un atteggiamento che la dice lunga anche sulla mutazione interna di un elettorato che ingrandendosi è per forza divenuto qualcosa di diverso dall’epoca in cui il partito prendeva pochi punti percentuali.
L’istuto Cattaneo ha messo a confronto il voto degli elettori del Movimento 5 Stelle dal 2011 ad oggi nei ballottaggi
Elezioni comunali, i grillini adesso cercano di punire il governo Renzi e il PD oltre al centrodestra
Era il 2011, il primo anno in cui il M5S si presentava in molti comuni, tra cui Milano, con Calise, senza impensierire più di tanto Moratti e Pisapia. Erano ancora i Meet-up, e l’elettorato grillino sembrava, almeno al Nord, provenire da spezzoni di sinistra, popolo viola, persone arrabbiate con il governo Berlusconi e deluse dalla strategia del centrosinistra.
Non stupisce quindi che nei ballottaggi secondo l’Istituto Cattaneo la scelta fu di votare Pisapia, in maggioranza, o astenersi. Stessa cosa a Novara, e poi nel 2012 a Monza, quando però le astensioni cominciarono ad aumentare, e a divenire maggioritarie, al ballottaggio, per esempio ad Alessandria o Rimini, sempre nel 2012, e poi a Roma nel 2013.
Anche a Venezia nel 2015 i più si astennero, ma in ogni caso quasi nessuno votava centrodestra.
E questo nonostante ormai il M5S fosse diventato un partito del 25%, con un elettorato che andava oltre gli originali militanti radicali.
Nel 2016 è cambiato tutto. Ai ballottaggi il voto al centrodestra è quasi pari a quello per il candidato di centrosinistra. Lo supera a Bolzano, Novara, Grosseto.
Comuni dove governava il centrosinistra, e quindi in cui l’opposizione al governo nazionale si salda con quella all’amministrazione uscente.
Un voto più che per il centrodestra in sè, al di là di presunte intese con la Lega, contro l’establishment, qualsiasi esso sia.
Brutte notizie per Renzi in vista del referendum di ottobre e delle politiche del 2018