Il giornale della Cei, Avvenire, ha pubblicato sul suo sito online le pagelle con promossi e bocciati di queste elezioni comunali 2016. I due Matteo, Salvini e Renzi, sono i veri sconfitti di questa tornata elettorale. Il leader della Lega prende un’insufficienza piena (4) mentre il premier un netto 5. “Più che del solo Renzi, a ben vedere è la sconfitta dei due Matteo. Simul stabunt, simul cadent: per molti l’ascesa della destra lepenista nel centrodestra era la polizza assicurativa di Renzi e – guarda caso – ora che si appanna l’astro di Salvini, il Pd si trova a fare i conti (soccombendo ovunque vi si contrapponga) con un rivale, M5S, in grado di fargli molto più male”.
Avvenire boccia anche Piero Fassino, sconfitto a Torino dalla grillina Appendino. “Si è candidato dopo diverse resistenze, perché il vertice del Pd aveva insistito. Il bilancio della sua esperienza da sindaco di Torino era stato più che sufficiente e tanto bastava a Largo del Nazareno. Lascia una città da 7, e la sua sconfitta è molto politica”.”
Le pagelle di Avvenire, i promossi
Acciuffa una sufficienza risicata, Roberto Giachetti voto 6-. “Avrebbe meritato un 3 per il pronostico, visto che nell’intervista della scorsa settimana ci aveva preannunciato un finale al fotofinish… Ma in campagna elettorale è facile esagerare. Quindi 6 meno, perché più di così non poteva fare”.
Nonostante la schiacciante vittoria a Napoli, il sindaco De Magistris non va oltre un 6 e mezzo. “Non si può dare più della sufficienza larga al nuovo sindaco di Napoli se, alle urne, va appena il 36 per cento dei cittadini. A maggior ragione se ti auto-nomini portabandiera di una «nuova ondata di partecipazione dal basso». Di fronte a questo record allarmante nessuno può concedersi il lusso di fare il giro di campo con la coppa in mano”.
Per quanto riguarda le elezioni milanesi, Avvenire promuove sia Parisi (voto 7+), definito uno “sconfitto vincitore morale” e Beppe Sala (voto 7) una persona “competente, composto e riservato, per ora non ha scaldato i cuori. E adesso dovrà confrontarsi con la dimensione politica, che non è fatta solo di capacità gestionale”.
Voti alti, altissimi per i neo sindaci del M5S, Virginia Raggi (7 e mezzo) e Chiara Appendino (voto 9). La prima viene bacchetta dal giornale della Cei (“Virginia Raggi ha stracciato gli avversari e gliene va dato atto. Ma più per i gravi demeriti degli altri che per meriti suoi”) la rimonta della seconda viene paragonata alla rimonta della Juventus in campionato (“La sua vittoria è la più inattesa e cambia il volto di una città che fino a ieri aborriva i cambiamenti. Il suo segreto? Lasciare intendere che una ragazza così elegante e di buona famiglia non può aver nulla a che spartire con gli antagonisti eletti in Parlamento dal M5S”).
Per Avvenire però il vero vincitore di queste elezioni è Grillo (voto 8). “Ha avuto ragione lui. Anche a fare un passo indietro, anche a guardare da lontano l’ultima campagna elettorale, anche a credere che M5S era pronto a camminare con le proprie gambe. Casaleggio non c’è più. A Grillo diamo un otto da dividere con il compagno d’avventura, con chi fu insieme a lui «tessitore di questa allucinazione»”.