Sondaggi PD, per Euromedia ormai il M5S è a 0,8 punti
Sondaggi PD, per Euromedia ormai il M5S è a 0,8 punti
Le conseguenze del voto amministrativo che ha visto la vittoria del Movimento 5 Stelle non potevano tardare a farsi sentire, e i primi sondaggi di Euromedia per Ballarò dopo il voto lo confermano: la distanza tra i primi due partiti non è mai stata così ridotta.
E non ci sono buone notizie per Renzi neanche dal fronte referendum costituzionale.
Ricordiamo come Euromedia, che usa rilevazioni CATI (telefoniche) sia in una posizione media come affidabilità dei sondaggi elettorali
Sondaggi PD, solo al 29,3%, lo 0,8% in più del M5S
Il PD scende ancora e raggiunge il minimo del 29,3%, di fatto quanto la coalizione di centrosinistra aveva toccato nel 2013, mentre il Movimento 5 Stelle salendo di 4 decimi raggiunge il 28,5%, un record, che lo porta a solo 8 decimi dal partito del premier.
Nel centrodestra non è un buon periodo. La Lega Nord rimane stabile al 13,6%, un livello comunque inferiore a quello di alcuni mesi fa. Forza Italia cala di 4 decimi e va al 13,1%, Fratelli d’Italia ne perde 3 scendendo al 4,3%.
Certo, insieme sarebbero la prima lista, ma in politica 2+2 non fa 4.
Sinistra Italiana risale dello 0,4% portandosi al 3,4% e NCD-UDC aumenta di poco al 2,5%
Sondaggi PD, la partita del referendum diventa difficile, e la fiducia è in calo
Tra i motivi della sconfitta del PD per gli intervistati vi è prima di tutto l’assenza di risultati della politica di Renzi, al di là degli annunci, ma non vi è una prevalenza netta: per il 15% il premier ha spaccato il PD, per il 12,4% ha rinnovato poco, per il 10,5% ha personalizzato troppo questo voto, mentre solo per il 7,7% erano i singoli candidati a essere sbagliati
Di fatto non stupisce che la fiducia in Matteo Renzi scenda al 28%, perdendo due punti dalla precedente rilevazione
L’ultimo dato riguarda il referendum costituzionale del prossimo ottobre.
Anche come conseguenza del voto amministrativo forse la forbice a favore del No si allarga:ora sta al 33,8% contro il 28,8%, in discesa del Sì. Da marzo la differenza è andata da uno 0,4% per il Sì a un 5% netto di vantaggio del No.