Canale di Panama: la sfida italiana dopo il raddoppio
La Cosco Shipping Panama è una portacontainer gigante, partita lo scorso 10 giugno dal porto del Pireo, in Grecia. Sarà la prima nave ad attraversare domenica prossima il canale di Panama dopo il recente ampliamento. Un evento che pone nuove sfide anche al mercato navale italiano. Ridurre i costi di trasporto e i prezzi dei beni fabbricati in un Paese, ma anche far transitare i nuovi colossi del mare che portano più di 10mila container: questi i motivi dell’ampliamento.
Canale di Panama: l’ampliamento
Il canale di Panama venne inaugurato nel 1914, il progetto era estremamente ambizioso considerando che poteva permettere il passaggio di navi con dimensioni assolutamente inimmaginabili per l’epoca.
Fondamentalmente per questo il Canale è riuscito ad ospitare petroliere e portacontainer per un secolo. La costruzione era talmente all’avanguardia da esser diventata un’unità di misura: si definiscono infatti Panamax i portacontainer che rispettano le dimensioni del canale (300 metri di lunghezza e 32 di larghezza) e Postpanamax quelli di recente costruzione, decisamente più grandi. Parliamo di navi con capacità fino a 14mila teu rispetto ai 5mila delle vecchie, il tutto reso possibile grazie all’ingrandimento del sistema di chiuse che permette alle navi di evitare la circumnavigazione dell’America o dell’Africa. Un’opera di consorzio internazionale guidata dalla spagnola Sacyr e dall’italiana Salini, costata circa 5 miliardi di euro, che ha richiesto circa 10 anni di lavori ma che, secondo le previsioni, dovrebbe portare allo Stato di Panama un aumento del 30% negli introiti.
Canale di Panama: la sfida italiana
Negli ultimi vent’anni il numero dei container nei 30 porti del Mediterraneo è aumentato del 425% e proprio qui transita circa il 25% delle rotte annue. Questo fa sì che l’Italia sia terza in Europa per il traffico di merci e prima nei Paesi Ue. Con questo ampliamento l’Italia dovrà darsi da fare per mantenere questa posizione privilegiata nel mercato navale: investimenti sulla logistica, semplificazione delle procedure di sbarco e imbarco, attuazione di una riforma portuale, tanto per cominciare ma anche sfruttare al meglio i propri investimenti e snellire l’impianto burocratico. Per parlare in termini di cifre, i porti di Genova e Gioia Tauro movimentano oltre 2 milioni di teu, mentre gli altri porti italiani meno di un milione. Il fatto che questo ampliamento riguardi un canale dall’altra parte del globo rispetto all’Italia non deve far sì che ciò si percepisca come ininfluente sul mercato italiano. La rotta che dall’Asia porta all’Atlantico passando da Suez, sbocca nel Mediterraneo. La Cina è una presenza sempre più costante nel Pireo e a Port Said per non parlare del rafforzamento della portualità atlantica degli Stati Uniti. Sfide commerciali che l’Italia non può lasciarsi sfuggire.