La chiamano generazione Erasmus. Ne fanno parte quei 3,3 milioni di studenti che dal 1987 ad oggi hanno potuto usufruire del programma di mobilità per gli studenti dell’Unione Europea. Da ieri, una delle più grandi invenzioni dell’Europa a 28 è un po’ più fragile. Come hanno sottolineato in molti, infatti, con l’uscita dall’Unione della Gran Bretagna molto probabilmente la mobilitazione degli studenti “da e per” l’isola sarà presto interrotta. “La Brexit è un danno concreto e d’immagine per tutti gli studenti universitari d’Europa – commenta Mario Panizza, rettore dell’Università degli Studi Roma Tre – la generazione Erasmus, nata e cresciuta in Europa, ora vedrà venir meno la sua componente inglese. Un vero peccato”. E’ davvero così? Prima facciamo un po’ di chiarezza sui numeri.
I numeri sull’Erasmus in Uk
Secondo il rapporto rilasciato a maggio dalla Commissione Europea, nell’anno accademico 2013/2014 (ultimo dato disponibile) il Regno Unito è il quarto paese più ambito dagli studenti europei che hanno usufruito dell’Erasmus (European Region Action Scheme for the Mobility of University Students), ovvero il programma di studio per un periodo che va dai 3 ai 12 mesi in un’università di un altro paese comunitario. Solo Spagna, Germania e Francia sono mete più ambite della Gran Bretagna per gli studenti europei
Se andiamo ad analizzare i dati sugli studenti in entrata e in uscita, notiamo come l’adesione al programma Erasmus sia cresciuta in maniera esponenziale nel Regno Unito (+50% in uscita e +42% in entrata) dal 2007 al 2014.
Per quanto riguarda la nazionalità degli studenti, negli anni accademici 2011/2012 e 2012/2013 la Gran Bretagna ha rappresentato la meta più ambita per i francesi, seguiti a ruota da tedeschi, spagnoli, italiani e olandesi. Cambia invece la classifica se facciamo riferimento agli studenti britannici che negli stessi anni hanno deciso di andare a studiare in un’università europea: primo paese di approdo sempre la Francia, poi la Spagna, la Germania, Italia e Olanda. Stessa classifica anche per il 2013/2014.
Infine, le cinque università britanniche che nel 2014 hanno concesso più partenze sono quella di Nottingham, Leeds, Exeter, Sheffield e Manchester. Mentre tra le cinque università che hanno accolto più studenti europei, tre non sono inglesi: Edinburgo e Glasgow (Scozia) e Cardiff (Galles).
Brexit, cosa rischia adesso l’Erasmus
Dunque, dopo l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue, che cosa succederà al programma Erasmus? Andrà in frantumi come molti danno per scontato o è ancora tutto da decidere? Vediamo. Intanto, rassicuriamo tutti gli studenti che in questo momento si trovano in Gran Bretagna e chi ci andrà all’inizio del prossimo anno accademico: il loro viaggio e la loro permanenza non sono messi in discussione perché le trattative per negoziare l’uscita del Regno Unito dall’Ue dovrebbero iniziare solo a settembre. Niente paura, quindi. E per i nuovi studenti Erasmus invece, che effetti avrà la Brexit? Vediamo.
Le opzioni sul tavolo sono due:
1) Il programma Erasmus riguarda solo i paesi comunitari. Però, c’è un però. Ci sono 5 paesi che non fanno parte dell’Unione e che hanno aderito lo stesso al programma Erasmus: Islanda, Turchia, Lichtenstein, Macedonia e Norvegia. Il nuovo accordo potrebbe prevedere proprio la possibilità di equiparare il Regno Unito a questi paesi e continuare ad aderire al programma Erasmus come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi.
2) Il Regno Unito esce anche dal programma Erasmus e gli studenti che decideranno di andare a studiare nell’isola saranno considerati a tutti gli effetti studenti extracomunitari diventando così “international student”, status che porterà con sé pesanti ricadute in termini di rette e tasse universitarie. In tal caso, rimane sempre l’opzione Irlanda per un Erasmus oltremanica.
Twitter @salvini_giacomo