Renzi ha inaugurato il nuovo corso del Pd. Il risultato del Pd alle ultime elezioni europee ha portato l’elezione di figure nuove e di peso nel Partito Democratico. Tra queste ci sono Alessandra Moretti e Simona Bonafè entrambe elette europarlamentari alle elezioni dello scorso 25 Maggio. Entrambe commentano l’inchiesta Mose che ha coinvolto, tra gli altri, il sindaco di Venezia ed altri esponenti democratici.
Parla di discontinuità Alessandra Moretti: “Credo che di fronte a tutto questo, noi dobbiamo proseguire nel cammino del cambiamento e segnare una discontinuità rispetto al passato. Bisogna costruire una nuova etica, e lo dobbiamo fare noi che guardiamo a quegli episodi come fossero nello specchietto retrovisore”. Intervistata dalla Stampa, Moretti parla dell’inchiesta Mose e riflette “Berlinguer già nell’81 parlava di questione morale: ora c’è una nuova generazione che vuole prendere in mano quella testimonianza e segnare una discontinuità col passato”.
“Il voto del 25 maggio – continua l’eurodeputata – ha dimostrato che gli italiani credono in una generazione capace di rappresentare un nuovo modo di fare politica“. Quanto all’inchiesta sull’opera veneziana “mi chiedo”, riflette la Moretti, “perché se sul Consorzio Venezia nuova si poteva anche solo sospettare un’eccessiva concentrazione di potere non si sia mai intervenuti per capirne di più”. Ed insiste: “posto che la responsabilità penale è personale, c’è anche una responsabilità politica di chi forse non ha avuto il coraggio di cambiare, di segnare una discontinuità col passato, anche in Veneto”. E contro la corruzione propone “tre cose: una riforma globale della giustizia, che il ministro Orlando presenterà a fine mese, il ddl anticorruzione, e rivedere la normativa sugli appalti”.
Bonafé: “Nel partito niente rese dei conti, solo dibattito, confronto. Se poi mi volete portare a dire che il Pd sta cambiando pelle, ebbene sì, lo ha già fatto: ha un premier di 39 anni, un capogruppo di 34 anni. E non è soltanto una questione anagrafica. Siamo un gruppo di dirigenti nuovi, convinti che ci sia un modo diverso di fare politica”.
Quanto alle affermazioni dei renziani, che dopo gli scandali corruzione hanno sottolineato la diversità della nuova dirigenza rispetto al passato, dice: alle Europee il Pd “è stato premiato col 40 per cento perché ha saputo generare una prospettiva di speranza”. “Se il Pd è l’unico partito di governo che ha vinto in Europa – continua Bonafè – è perché ha dimostrato che esiste la possibilità di rinnovarsi”. E torna sulla proposta di interdizione per i politici corrotti: “chi sbaglia deve pagare. Chi fa politica ha un obbligo morale suppletivo”. “Come detto dal presidente del Consiglio Renzi, non dovrà essere più messo in condizione di fare politica. Abbiamo un mandato molto chiaro, siamo stati eletti anche per cambiare volto a questa politica”.
Interviene nel dibattito anche Debora Serracchiani: “Non intendo dividerci tra noi e loro. Ma è chiaro che, sulla legalità, il nostro nuovo Pd non fa sconti a nessuno”. Così il presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia Debora Serracchiani: “In politica – spiega la Serracchiani – il ricambio generazionale è fattore di cambiamento. Noi dobbiamo ancora essere messi alla prova, ma facciamo politica in modo diverso. Abbiamo immediatamente preso posizioni chiare, come si è visto sul caso di Francantonio Genovese”, per cui il Pd ha votato l’arresto. “Il partito nuovo – insiste il governatore – non può e non vuole lasciare adito ad alcun sospetto o ambiguità. Dopo i fatti dell’Expo e adesso, con la vicenda Mose, abbiamo preso immediatamente una linea molto chiara. Siamo chiamati a difendere la cosa pubblica e non gli interessi privati. Chi pensa il contrario non può far parte di questo Pd”