Elezioni Austria: tornare alla urne non preoccupa Bruxelles
Elezioni Austria: tornare alla urne non preoccupa Bruxelles
La Corte costituzionale austriaca ha invalidato il risultato delle ultime presidenziali austriache del 22 maggio. Le elezioni dovranno essere ripetute: si terranno con tutta probabilità il 25 settembre, al massimo il 2 ottobre. Secondo la Bild, i magistrati hanno riscontrato delle “irregolarità” in 94 dei 117 distretti elettorali del paese: al momento, non sembra che il risultato generale sia stato manipolato ma numerosi testimoni hanno riferito che in molte sezioni il conteggio dei voti per posta è cominciato nella notte delle elezioni mentre la legge prevede che inizi il giorno dopo. Detto ciò, il mandato di Heinz Fischer, attuale Presidente della Repubblica, scadrà l’8 luglio. A fare le veci del Capo di Stato nel periodo di transizione saranno il Presidente del Parlamento, la socialdemocratica Doris Büres, e i suoi 2 vice il cristiano-democratico Karlheinz Kopf e proprio quel Norbert Hofer (FPÖ) al quale il 72 enne “verde” Alexander Van Der Bellen, ha soffiato la vittoria per sole 31.026 preferenze.
Elezioni Austria: tornare alla urne non preoccupa Bruxelles
Alla notizia dell’annullamento delle elezioni austriache, la prima cosa che in molti si sono chiesti è stata: una possibile vittoria di Hofer, dopo la vittoria della Brexit, rimetterà in cima all’agenda di Vienna la questione dell’Oxit (Österreich + Exit)? Come si può vedere dalla grafica sottostante, realizzata da Mujtaba Raman e Federico Santi, esperti dell’Eurasia Group, la vittoria del Leave al referendum britannico del 23 giugno, ha rimesso in pista la causa dell’uscita dall’Ue in molti altri stati membri. Il “contagio”, però, ha una particolare concretezza, oltre che nei Paesi Bassi – dove Geert Wilders, fondatore del PVV (Partito della Libertà), è in prima linea da sempre contro la permanenza nell’Ue – anche in Austria, secondo i due analisti.
D’altra parte, anche se la vittoria di Hofer riprende quota dopo la decisione della suprema corte austriaca, Bruxelles non dovrebbe preoccuparsi se non lateralmente, almeno per ora. Il candidato dell’FPÖ, pur senza calcare la mano, di certo, presenterà quanto successo allo spoglio per le precedenti elezioni come un “complotto” per impedire al “candidato del popolo” di vincere contro il “candidato dell’establishment” europeo ma, soprattutto, nazionale. Tuttavia, è prevedibile che il candidato dell’estrema destra, per quanto finora abbia fatto di tutto per dare a intendere il contrario, farà di tutto per rimanere fuori dal dibattito sull’Oxit in modo da non provocare quella “polarizzazione” dell’elettorato che gli è stata “fatale” all’ultimo ballottaggio. L’FPÖ, sulla stessa linea, non perderà occasione per mitigare la propria posizione riguardo a un referendum sul modello inglese. Dopodiché la mano passerà agli austriaci ma, soprattutto, all’Ue: se il Regno Unito negoziasse delle condizioni di “uscita” (troppo) convenienti, è chiaro che tutte le forze euroscettiche ne trarrebbero vantaggio.