Brexit: smentita Bce su modifiche a Capital key
Alla fine è arrivata la smentita. Per il momento, la Banca Centrale Europea non sta vagliando l’ipotesi di modificare il meccanismo del Capital key, nell’ambito dell’acquisto dei titoli di Stato tramite il quantitative easing. A confermarlo, ieri, è stata l’agenzia di stampa Reuters, sulla base delle affermazioni di un consigliere della Banca centrale.
Brexit: smentita Bce su modifiche a Capital key
Giovedì mattina, infatti, il sito americano Bloomberg aveva riportato alcune indiscrezioni rilasciate da fonti vicine alla Banca governata da Mario Draghi, secondo cui all’esame dei tecnici di Francoforte vi fosse una modifica del Capital key, a cui è soggetto l’acquisto di titoli di stato tramite quantitative easing.
Secondo questo criterio, infatti, l’acquisto dei titoli degli stati membri da parte della Banca Centrale Europea è proporzionato alla quota di capitale detenuta da ogni singolo Paese della Bce attraverso le banche nazionali. Essa, a sua volta, tiene conto di due aspetti: la percentuale che lo Stato rappresenta nel Pil europeo e la popolazione dello Stato. Detto altrimenti, Francoforte può acquistare più titoli di quegli Stati che hanno un’economia più ampia ed una popolazione maggiore. Un meccanismo, dunque, che, stando ai dati della sottoscrizione di Capitale divulgato sul sito della Bce e aggiornati al 1° gennaio 2015, consente un maggiore acquisto di titoli tedeschi (la Bundesbank ha circa il 17% delle quote della Bce), francesi (con la Banque de France che ha circa il 14% delle quote), inglesi (la Bank of England ha il 13%) e italiani (con via Nazionale che detiene circa l’11% delle quote).
Secondo le indiscrezioni, la Banca governata da Mario Draghi stava vagliando il cambiamento di questo criterio: al posto dell’entità del Pil, il meccanismo di acquisto di titoli di Stato avrebbe dovuto tenere conto dell’entità dei debiti sovrani dei singoli stati membri. Il che avrebbe avvantaggiato proprio quei paesi che hanno un rapporto debito pubblico/Pil particolarmente più alto rispetto alla media europea come Irlanda, Portogallo e Italia. Esclusa dal meccanismo, invece, sarebbe stata la Grecia, mentre la Spagna non ne avrebbe giovato proprio perché il suo rapporto debito pubblico/Pil è di poco superiore agli altri paesi europei.
Come riportato da Investire Oggi, le reazioni di Berlino alla notizia non si erano fatte attendere: se, da un lato, si stigmatizzava la misura sottolineandone il carattere temporaneo, dall’altro non si nascondeva il timore che ciò rappresentasse “un premio paradossale in favore dei paesi più indebitati”. Anche l’andamento dell’Euro nel cambio col Dollaro ha, poi, avuto miglioramenti dopo la smentita: come riporta la Reuters, infatti, alle 10 di ieri mattina raggiungeva la parità nei confronti con la moneta americana, “con un balzo di 30 tick rispetto ai livelli precedenti l’uscita del lancio Reuters“.
Le scelte della Banca Centrale Europea saranno, comunque, molto delicate. Secondo la Reuters, “altri cambiamenti saranno considerati prima di prendere una tale decisione sul capital key, soprattutto in Germania, dove già molti sono scontenti del programma di quantitave easing della Bce”.
Per il Sole 24 Ore, invece, le scelte di Francoforte avverranno in due direzioni: seguendo i “fondamentali economici” ed i “fattori tecnici”. In sostanza, per il quotidiano di Confindustria, che ha interpellato due consiglieri della Bce, la Banca rivedrà le stime economiche a settembre, così come sarà chiamata a dover risolvere il problema della reperibilità sul mercato dei Bund tedeschi, che sono stati considerati più stabili ed appetibili all’indomani del referendum che ha sancito l’uscita da Bruxelles da parte della Gran Bretagna.