Usa: la Brexit rilancia i movimenti secessionisti
Usa: la Brexit rilancia i movimenti secessionisti
Il noto caso della Grexit, più recentemente si è letto della Frexit, dell’Oxit e via discorrendo. Questi sono solo alcuni degli esempi di come la Brexit, l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue che potrebbe definitivamente avverarsi nel medio periodo, abbia innescato un discreto effetto domino di rivendicazioni “autonomistiche” in tutta Europa. Ma la «crisi d’identità» non riguarda solo il Vecchio Continente. Oggi è un giorno importante per gli Stati Uniti, infatti, ricorre il 240esimo Indipendence Day (il 4 luglio 1776, le 13 colonie britanniche del Nord America si dichiararono indipendenti dall’Impero di Sua Maestà), l’appuntamento annuale durante il quale la nazione manifesta l’orgoglio della sua “eccezionalità”. Tuttavia, il referendum che si è tenuto dall’altra parte dell’oceano il 23 giugno non ha mancato di far emergere gli atavici mal di pancia indipendentisti diffusi per la “terra dei liberi”.
Usa: la Brexit rilancia i movimenti secessionisti
Difficilmente vedremo mai realizzarsi la Texit, cioè la nuova denominazione di un’idea “vecchia” come quella della secessione dello stato del Texas, tuttavia non pochi hanno rilanciato la posta una volta giunta la notizia della vittoria del Leave alla consultazione britannica. Il Movimento Nazionalista del Texas – sta raccogliendo una petizione giunta a oltre 260mila firme – ritiene possibile un voto contro la “tentacolare burocrazia federale” già nel 2018, tra gli argomenti più “forti” a sostegno del proprio progetto il fatto che il Texas sia stato repubblica indipendente per 9 anni prima di aderire agli Usa nel 1845 (ventottesimo stato).
Dalla Texit alla Calexit. In California, invece, è Yes California a sostenere il fronte di chi pensa che il trentunesimo stato (entrato a far parte della federazione nel 1850) sovvenzioni troppo gli altri perdendo ogni anno miliardi su miliardi di dollari. Un recente sondaggio commissionato dal comitato secessionista ha mostrato che su 9mila californiani il 41% sarebbe favorevole a diventare cittadino di uno stato sovrano.
Già negli anni ’80, il Partito per l’Indipendenza dell’Alaska chiedeva la secessione dello stato dalla federazione. Ancora prima, a partire dal 1960, fu il movimento indipendentista delle Hawaii a esigere la sovranità per le isole entrate a far parte degli Usa solo un anno prima. A proposito di progetti di secessione, non si può dimenticare il movimento per la Cascadia il cui obiettivo era di unificare territori statunitensi e canadesi sotto la bandiera di una “Repubblica del Pacifico”. Nel 2007, invece, una parte della comunità dei nativi americani chiese l’indipendenza della Repubblica di Lakota, uno stato virtuale esteso per oltre 200mila km quadrati e comprendente gli stati di Nord e Sud Dakota, Nebraska, Wyoming e Montana.