Immunità parlamentare, quel dietrofront “obbligato” di Giarrusso

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Il dietrofront di Giarrusso e il parere contrario all’applicazione dell’articolo 68 sull’immunità parlamentare della Giunta

La storia iniziava l’anno scorso, il 16 maggio 2015, a due settimane dalle elezioni amministrative nel Comune di Agira, in Provincia di Enna. Durante un comizio a sostegno del candidato cinque stelle Biondi a sindaco di Agira, interveniva il senatore pentastellato Mario Giarrusso. Fino a qui tutto ok. Ma il balcone accanto al palco era, ed è, la sede del circolo locale del Partito Democratico. Da quello stesso balcone, durante il comizio del M5S, si affacciavano esponenti democratici.

Nei giorni seguenti, Giarrusso pubblicava sul blog beppegrillo.it un commento alla serata ad Agira dal titolo: «La #mafia al tempo del Pd. Ombre mafiose nella campagna elettorale del PD di Enna. Il comizio del M5S nel Comune di Agira (Enna) è stato seguito non solo da semplici cittadini ma anche da osservatori molto “qualificati”».

Il senatore cinque stelle scriveva: «Nel balcone accanto al palco ad Agira, infatti, erano presenti Mirello Crisafulli (candidato sindaco di Enna del Pd e intercettato nel 2008 dai Carabinieri mentre in un albergo di Enna discuteva di appalti con un capo mafia), l’eurodeputata del Pd Michela Giuffrida e il candidato sindaco del Pd deputato Maria Greco. Accanto a loro, infatti, sullo stesso balcone, era platealmente visibile il Sig. Giuseppe Giannetto (tesserato del Pd) arrestato nel 2005 mentre cenava in un casolare di campagna e discuteva di affari con il boss Giuseppe Di Fazio, reggente della famiglia mafiosa Santapaola, inserito nell’elenco dei 30 più pericolosi latitanti di mafia e condannato all’ergastolo per l’omicidio dell’ispettore di Polizia Lizio».

Nella nota, Giarrusso sosteneva che questi elementi erano sufficienti a dimostrare che la campagna elettorale nella provincia di Enna fosse «seriamente inquinata e compromessa dalla mafia».

Per questo motivo chiedeva a Renzi, in quanto Presidente del Consiglio e segretario del Pd, «di intervenire immediatamente ritirando le candidature del Pd sia ad Enna che ad Agira, nonché facendo intervenire tutte le autorità preposte al fine di garantire un corretto, sereno e non inquinato svolgimento della campagna elettorale. «di intervenire immediatamente ritirando le candidature del Pd sia ad Enna che ad Agira, nonché facendo intervenire tutte le autorità preposte al fine di garantire un corretto, sereno e non inquinato svolgimento della campagna elettorale».

Dopo le accuse di Giarrusso, Maria Greco presentava contro di lui una denuncia per diffamazione aggravata.

La vicenda torna a riversarsi nel dibattito politico in questi ultimi giorni. Ieri la Giunta per le immunità del Senato doveva esprimersi in merito all’applicazione dell’articolo 68 della Costituzione sull’immunità parlamentare nei confronti del senatore Giarrusso. Quest’ultimo, il 28 aprile scorso, in sede processuale chiedeva che venisse dichiarata l’insindacabilità.

La decisione di Giarrusso di avvalersi dell’immunità parlamentare per evitare il processo per diffamazione ha provocato numerose polemiche. Difendendosi su Facebook, il senatore scriveva: «Ci avete mandato in Parlamento per denunciare malaffare, corruzione e mafia. E noi questo facciamo, malgrado le intimidazioni, gli attacchi e le minacce del Pd. La insindacabilità mira a tutelare questa possibilità e cioè l’attività di denuncia». All’appello di Giarrusso all’articolo 68, il M5S risponde decidendo di votare contro la richiesta di insindacabilità, per rimanere coerente con quanto più volte affermato in passato, ovvero che in casi di questo tipo i parlamentari pentastellati avrebbero rinunciato all’immunità e avrebbero accettato la decisione del giudice. Alle dichiarazioni del Movimento 5 stelle è conseguito il dietrofront del senatore Giarrusso, che ha deciso di non chiedere l’immunità parlamentare.

Ieri la Giunta delle immunità ha dato parere contrario all’applicazione dell’articolo 68 della Costituzione sull’immunità parlamentare. Hanno votato contro l’applicazione dell’articolo 68 i senatori del PD e del M5S, mentre hanno votato a favore quelli del centrodestra.

 

 

Camilla Ferrandi