De Benedetti: “No alla Riforma se Italicum non cambia”
“La riforma ha molti aspetti positivi. Ma se l’Italicum non cambia, esprimerò la mia contrarietà”. Parola di Carlo De Benedetti, che, in un’intervista al Corriere della Sera, ha posto il suo veto alla Riforma costituzionale qualora non venga cambiata la legge elettorale.
De Benedetti sull’Italicum: “minoranza pigliatutto”
All’ingegnere, infatti, non piace il “combinato disposto” della modifica della Costituzione con quello della legge elettorale. “Non sono tra coloro che considera la Costituzione intoccabile” ha detto De Benedetti, sottolineando come anche la Carta costituzionale americana sia cambiata nel corso del tempo: “Anche la Costituzione Usa è cambiata più volte; ma non ribaltando le garanzie dei pesi e contrappesi che costituiscono la democrazia americana chiunque sia al potere”.
Secondo l’Ingegnere, l’Italicum è pensato “per un sistema bipolare in un sistema tripolare” e “consente ad una minoranza anche modesta di prendersi tutto, dalla Camera al Quirinale”. Un rischio, secondo l’imprenditore torinese, che “l’Italia non può correre”. Al contrario, De Benedetti vedrebbe bene un ritorno del Mattarellum: “è compatibile con le riforme costituzionali e non comporta i rischi dell’Italicum”.
De Benedetti su Renzi: “cinico ma utile al Paese”
Nonostante l’affondo sulla legge elettorale, una delle riforme che più stanno a cuore al premier, De Benedetti dà un giudizio positivo su Matteo Renzi. “Il mio giudizio resta positivo” ha affermato ai microfoni di via Solferino, aggiungendo che il segretario del Pd è un “elemento di cambiamento cinicamente violento ma assolutamente utile al Paese”. “Ha rotto la corda del trascinamento del passato” ha, poi, aggiunto De Benedetti, che ha sostenuto come la conquista del potere sia avvenuta “in modo totalmente democratico”. “Non è andato al governo con i carri armati ma all’interno del sistema costituzionale, come i suoi predecessori, pur essendo diversissimo da loro” ha, poi, aggiunto.
Per l’Ingegnere, comunque, Renzi potrà vincere il referendum – “lo perde se non spiega bene la sua riforma” ha affermato – e potrà far fronte al calo nei consensi riprendendo il contatto con la gente, che al momento si è ridotto. “Renzi è ancora in tempo per salvarsi”, ha continuato De Benedetti, “a una condizione. Ribellarsi alle regole europee su due punti”: la nazionalizzazione delle banche in difficoltà e sul vincolo del 3% “per investire sul sapere”. “È la politica che fissa le regole, non le regole che fissano la politica” ha, poi, aggiunto l’imprenditore.
De Benedetti: “Le élite hanno fallito”
Unico neo del premier, per De Benedetti è che Renzi “è un formidabile storyteller di cose che vanno bene”. “Oggi l’economia, il lavoro, le banche non vanno bene. Non è certo colpa di Renzi; ma Renzi, come me, fa parte delle élite”, che devono prendere atto del loro fallimento, in virtù della loro incapacità a rispondere al disagio e alle divisioni sociali”.
Divisioni che saranno, in futuro, maggiormente evidenti nell’accesso al sapere e che trovano una valvola di sfogo nel populismo: da Trump alla Brexit, passando per la Le Pen, il paranazismo di Austria e Ungheria sino al M5S, in Italia, i populisti sono “indice di uno stesso disagio”.
Proprio nei confronti del Movimento Cinque Stelle, il giudizio di De Benedetti è tiepido: “sono la concretizzazione democratica della ribellione alle élite” ha detto l’imprenditore, sottolineando che, però, “contestano quello che c’è ma non si sa esattamente cosa vogliano”.