Pietro Grasso a Palazzo Chigi è l’opzione che il premier Matteo Renzi preferirebbe nel caso in cui ad ottobre al referendum costituzionale vincessero i no.
L’esecutivo guidato dall’attuale presidente del Senato dovrebbe durare pochissimo, massimo due mesi, con il solo scopo di varare la Legge di Stabilità, fondamentale per far andare avanti il Paese e non farlo piombare in una situazione di crisi, oltre che istituzionale, anche economica.
Nessun governo tecnico quindi. Nessuna modifica all’Italicum. Matteo Renzi ha messo dei paletti ben precisi e ha avvertito minoranza Pd e opposizioni: se cado io il Partito Democratico sosterrà solo un governo di breve durata. No a giochi di potere per farlo fuori.
Referendum costituzionale: le manovre di Franceschini
Un messaggio, quest’ultimo, diretto soprattutto a Dario Franceschini. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, il ministro della Cultura ha un obiettivo ben preciso: “far mancare a Renzi la maggioranza dei gruppi parlamentare nel caso in cui vincessero i No e si dovesse prendere la decisione di andare alle elezioni anticipate, o comunque, di sostenere un governo di brevissima durata”.
Renzi, informato dai suoi, intende dar battaglia ma per ora usa il basso profilo che sembra stia funzionando. Il pericolo Ncd, dopo l’approvazione della legge sugli Enti locali, è rientrato definitivamente. Con la minoranza dem e il M5S ci sono state soltanto delle scaramucce.
La strategia adottata da Renzi ha portato il Pd a crescere per la prima volta dopo le amministrative (dato Piepoli) e i Sì al referendum costituzionale in vantaggio sui No (dati Demos). Il premier su quest’ultimo punto si mostra moderatamente ottimista: “Al referendum – dice convinto- se si parla di contenuti si stravince”.