Area popolare in subbuglio: UDC critica su Referendum Costituzionale e Italicum
Nuovi grattacapi per la maggioranza di governo. L’Udc, che insieme ad Ncd costituisce il gruppo politico facente capo ad Area popolare a sostegno dell’Esecutivo, ha ieri promosso, e nei fatti aperto, l’ennesimo fronte di guerra circa la riforma costituzionale e l’Italicum. Previsto per oggi l’annuncio della nascita dei comitati per “l’inutilità del sì” al referendum d’autunno. I dissidenti di centro, capitanati da Lorenzo Cesa, fanno sapere non trattarsi di “un giudizio politico su Matteo Renzi e sul suo governo”. Tuttavia, nelle loro dichiarazioni, la critica tiene il punto: “L’Udc ha preso atto che, da parte della nostra base, c’è forte malessere per la riforma Renzi-Boschi e per un’errata personalizzazione che divide e non unisce il Paese”.
Area popolare e Udc: l’assemblea di Roma
Sempre per la giornata odierna l’Udc ha organizzato una assemblea straordinaria di confronto circa le ragioni soggiacenti alla base del prossimo referendum costituzionale. L’incontro si terrà a Roma presso il Tempio di Adriano (Piazza di Pietra) e consterà di due fasi distinte concernenti gli aspetti giuridici e tecnici della riforma. Previste le partecipazioni di alcune personalità politiche di rilievo quali Giuseppe De Mita, vicesegretario con delega alle riforme istituzionali, Lorenzo Cesa, Gaetano Quagliariello e Ciriaco De Mita.
Dalle segreterie di riferimento è stata pubblicata ieri una nota informativa circa l’avvio delle iniziative: “L’impegno del partito è all’interno di questo comitato affinché si apra una seria e approfondita riflessione che entri nel merito della riforma, sganciando il dibattito da una errata personalizzazione del tema del referendum. Il comitato intende così ragionare sulla ‘inutilità’ del sì per le riforme. Per far ciò, ha dunque inteso organizzare un dibattito di confronto tra personalità che si schierano per il sì ed esponenti politici che si posizionano sul no alla riforma”.
Area popolare, Udc, Ncd, ma non solo
Non è soltanto il centro dell’arco politico ad esser in piena ambasce. Dalla minoranza del Partito democratico sono arrivate alcune significative proposte per una repentina modifica dell’Italicum, altro grande fattore del binomio. In queste ore nei corridoi di palazzo Chigi l’obiettivo è tenere salda l’asta dell’equilibrio, evitando di impostare nuovi e perigliosi baricentri. Il ministro Boschi, in onda su Rainews24, non ha mostrato tentennamenti di sorta ed ha rinnovato la sua totale fiducia nell’impianto attuale dell’architettura riformista: “L’Italicum è una legge buona, che funziona, che sarà sottoposta al vaglio della Corte costituzionale se vincerà il sì al referendum perché questo prevedono le riforme”.
L’idea circolata all’interno dei palazzi in questi giorni, fa riferimento ad una proposta per una legge elettorale d’ispirazione maggioritaria senza ballottaggio, dunque a turno unico, che al contempo garantisca governabilità e rappresentanza. La meta dei proponenti, nello specifico alcuni deputati e senatori di area Pd vicini alle posizioni di Pier Luigi Bersani, è quella di impedire che una forza politica, una volta conseguito il 20% dei voti e l’accesso al secondo turno, possa ottenere il 55% dei seggi. Anche Udc, Ncd ed Area popolare sembrano voler richiedere sostanziali modifiche alla legge elettorale. Il premier Renzi ha richiesto unità d’intenti alla maggioranza ed a tutte le forze politiche responsabili, a sostegno di alcune riforme considerate vitali per tutto il Paese. I giochi sono tutt’altro che chiusi.
Riccardo Piazza