Referendum costituzionale, con l’affluenza alta prevale il Sì

Pubblicato il 19 Luglio 2016 alle 18:22 Autore: Giacomo Salvini
La media dei sondaggi in vista del referendum costituzionale

“Spersonalizzare” e incoraggiare la partecipazione. Queste le due parole d’ordine che il premier Matteo Renzi dovrà usare con i suoi in vista del referendum di autunno sulla riforma costituzionale. Come mostrano tutti gli istituti di sondaggi infatti, da febbraio a oggi, la forbice tra i favorevoli e i contrari alla riforma è andata sempre di più assottigliandosi fino al “sorpasso” ipotizzato da Euromedia, Emg e Ixè nelle ultime due settimane. Sulle rilevazioni dei sondaggisti hanno pesato molto i risultati delle elezioni comunali, con il boom del Movimento 5 Stelle e la netta sconfitta per il Pd che ha confermato Milano e Bologna ma ha perso Torino e Roma.

Referendum, no al plebiscito

Il primo consiglio che è arrivato alle orecchie del Presidente del Consiglio per bocca del suo consulente politico, Jim Messina, è stato quello di “spersonalizzare” il più possibile il referendum ed evitare di legare la consultazione al proprio futuro politico. Ormai, Renzi, Boschi e persino Padoan non possono più rimangiarsi la promessa delle dimissioni se dovesse prevalere il “No”, ma la linea è quella di puntare forte sul merito della riforma e non legare la campagna elettorale ad un plebiscito “Renzi sì/Renzi no”. E le ultime uscite pubbliche di Renzi e Boschi vanno in questa direzione: puntare tutto sul merito della riforma (bicameralismo perfetto, tagli alle poltrone, chiusura del Cnel).

Referendum, sì avanti se cresce l’affluenza

Dall’altra parte, la partecipazione. Sull’affluenza Renzi si gioca tutto: come ha scritto Salvatore Borghese di You Trend sul Fatto Quotidiano, “più persone andranno a votare” e “maggiori saranno le probabilità che prevalga il Sì”. A sostegno di questa tesi un recente studio di Demos che mostra come il gap tra favorevoli e contrari alla riforma aumenti considerevolmente a favore dei primi se si prendono in considerazione anche coloro che non sono sicuri di andare a votare (il divario passa da 3 a 7 punti percentuali, 38-35% contro 37-30%). Ed è abbastanza chiaro che, se i contrari andranno a votare in massa o perché contrari alla riforma costituzionale o per mandare a casa il premier, sarà più difficile mobilitare coloro che non sono aprioristicamente ostili ad una modifica della carta costituzionale. Infatti, ad oggi (ma mancano ancora tre/quattro mesi), i “No” sembrano essere avanti o almeno in parità in tutte le rilevazioni.

@salvini_giacomo

L'autore: Giacomo Salvini

Studente di Scienze Politiche alla Cesare Alfieri di Firenze. 20 anni, nato a Livorno. Mi occupo di politica e tutto ciò che ci gira intorno. Collaboro con Termometro Politico dal 2013. Su Twitter @salvini_giacomo
Tutti gli articoli di Giacomo Salvini →