Terremoto nella lista Tsipras: il sì della Spinelli scuote la sinistra
Con la decisione di Barbara Spinelli di accettare l’investitura all’europarlamento di Bruxelles, si moltiplicano i malumori a sinistra. Dopo giorni di tira e molla, la giornalista di Repubblica, candidata nella lista de L’altra Europa con Tsipras, ha sciolto la riserva: no alle dimissioni da eurodeputata, contrariamente a quanto annunciato in campagna elettorale, e sostegno attivo al gruppo Gue-Sinistra Europea, dove lavorerà per il collegio Centro-Italia, tagliando fuori il candidato di Sel, Marco Furfaro, secondo arrivato.
Nella scelta della Spinelli – come da lei stesso dichiarato – pesano “le 78mila preferenze” accordate dagli elettori e l’interesse personale dimostrato dal giovane leader greco, Alexis Tsipras che, nelle giorni scorsi, in una lettera, aveva invitato la Spinelli a non rinunciare all’impegno in Europa. Un dietrofront, quello della cronista di Repubblica che, oltre a lasciare senza candidati eletti il maggior partito in lista, Sinistra Ecologia e Libertà, di fatto ha aperto una stagione di scontri fra i partiti a sostegno della lista. Nicola Fratoianni, coordinatore nazionale di Sel non usa mezzi termini: “la scelta di Barbara Spinelli sul seggio al Parlamento Europeo è grave e sbagliata. Lo è nel metodo e nel merito” sentenzia l’esponente di Sel. “Nel metodo perché oltre ad aver disatteso la parola data, il suo ripensamento è avvenuto con una modalità che ha il sapore di un sequestro proprietario di un percorso collettivo, una scelta fatta nella completa solitudine di chi è incapace di misurarsi e confrontarsi”. “Nel merito – ha poi continuato- perché nei fatti, e nelle argomentazioni che hanno accompagnato la comunicazione, questa scelta decide di espellere da questo percorso non un partito che pure ha partecipato generosamente alla lista ma una cultura politica”. Fratoianni conclude: “Quel 4% della lista Tsipras cosi sudato e importante è stato costruito grazie al lavoro di tutti. Questa scelta con le caratteristiche che la hanno accompagnata è innanzitutto contro di loro”. Dichiarazioni, quelle del numero due di Sel, che, oltre ad aprire il fronte ad una faida interna, continueranno ad alimentare il dibattito nelle prossime ore.
Proprio ieri, in una lettera aperta all‘Huffington Post, Marco Furfaro, candidato di Sel per Bruxelles, di fatto rimasto escluso dopo il ripensamento della Spinelli, non ha nascosto la sua amarezza per l’intera vicenda: “Sono amareggiato, non lo nascondo. Ma non importa se sono, anzi, siamo, perché con me c’era Eleonora Forenza (candidata del Prc), stati trattati come carne da macello” ha denunciato Furfaro. E ha continuato, attaccando la Spinelli e tutto il gruppo dei garanti della lista Tsipras: “Non importa se in quasi 15 giorni non abbia ricevuto né telefonate né mail né nient’altro da Barbara Spinelli per comunicarmi ripensamenti o altro. Non importa, se nessuno, nemmeno uno, dei garanti abbia avuto l’eleganza di farmi una telefonata. Non importa se circa 48 ore fa mi hanno chiamato alle 2 di notte per comunicarmi di ‘dormire tranquillo, Barbara ha mandato una lettera ufficiale, ha rinunciato, dobbiamo solo limare un punto, ma sei europarlamentare’ e poi nessuno mi ha comunicato cosa fosse successo dopo” ha denunciato l’esponente di Sel. Polemiche, quelle sollevate da Furfaro, che hanno alimentato il dibattito anche in rete. Strascichi di una vicenda rispetto alla quale gli attivisti della lista si dichiarano pronti a dar battaglia. Nel frattempo, non si è fatta attendere la risposta della diretta interessata. In un’intervista a Repubblica la Spinelli rilancia e attacca: ““Sel sta vivendo una profonda crisi. Non sa decidersi tra Tsipras e Schulz ma questo è un problema di Sel. Gli assestamenti, dolorosi, sono fisiologici. Ci vogliono saggezza e comprensione reciproca”, spiega la giornalista. “Mi si accusa di essermi chiusa in una torre d’avorio, a Parigi, di aver deciso da sola. Di aver scelto fra Centro e Sud trattando i candidati arrivati dopo di me ‘come carne da macello’. È falso e ingiusto – continua – tra il voto e la decisione finale non c’è stato il vuoto ma un pieno: di contatti, di negoziati dei garanti con i partiti che esprimevano le candidature. Fallite le trattative, qualcuno doveva pur decidere. Su invito dei garanti l’ho fatto io” conclude.
Carmela Adinolfi