Cosa sta succedendo nel centro moderato di Alfano, Casini e Verdini
Ormai è chiaro. L’esperienza del Nuovo Centrodestra è destinata a concludersi con questa legislatura. D’altronde il suo scopo, esplicitato fin dall’inizio, è sempre stato quello di sostenere il governo Renzi nelle riforme economiche e istituzionali per riportare il Paese a crescere.
Missione che potrebbe finire nel breve periodo, quest’autunno, se il referendum costituzionale dovesse fallire. Denis Verdini ha preparato un piano B ovvero una scialuppa di salvataggio per tutti quei deputati che non vogliono perdere la poltrona.
Chi non approderà sulla scialuppa verdiniana è Renato Schifani, fresco di dimissioni da capogruppo dell’Ncd al Senato. In un’intervista al Corriere della Sera, l’ex vicepresidente del Senato ha confessato il suo malessere dentro Ncd. “Se sto pensando di dire addio al Nuovo Centrodestra? Ci sto pensando. E sì, non è escluso. Difficile convivere in un partito il cui nuovo progetto, politicamente indefinito, mi ha spinto alle dimissioni”.
Con Alfano la rottura è insanabile. Meglio quindi guardare altrove. Magari indietro, a Forza Italia. “Le parole di Romani mi fanno molto piacere, indicano che c’è una volontà comune di recuperare forze e soggetti politici che possano dare un contributo a ricostruire un nuovo centrodestra: che non sarà quello di prima, ma nel quale occorrerà uno sforzo maggiore per trovare una sintesi tra partiti che rivendicano fortemente la loro identità”.
Il progetto di Alfano
A seguire Schifani potrebbero essere in due, scrive Repubblica: “Esposito e Azzollini. Gli altri ribelli, come Formigoni e Sacconi, resteranno dentro. Già oggi il leader dell’Ncd riunirà i gruppi di Camera e Senato”. Alfano, come ha ricordato Schifani nell’intervista al Corriere, ha in mente un altro progetto: un partito di centro con Casini e Tosi che alle prossime elezioni politiche sostenga Renzi. Il microcosmo del centro moderato italiano ha cominciato a muoversi.