Tra i tanti dettagli inquietanti che emergono dalla personalità di Ali David Sonboly, il diciottenne tedesco-iraniano autore della strage di venerdì al centro commerciale Olympia di Monaco, c’è anche quello di un eloquente libro trovato sul comodino della sua camera dagli investigatori tedeschi che, nella notte tra venerdì e sabato, hanno perquisito la sua casa di Dacauer Strasse, nel quartiere Maxvorstadt. Il testo ha un titolo premonitore: “La furia nella testa: perché i ragazzi uccidono”. La polizia di Monaco ha trovato anche ritagli di giornale su recenti casi di sparatorie di massa. Questi due elementi portano a parlare di “ossessione verso le stragi” dell’assassino e di attentato premeditato e studiato nel minimo dettaglio (basti pensare alla storia del profilo fake di facebook creato appositamente per invogliare i cittadini a raggiungere il Mc Donald’s).
“Perchè i ragazzi uccidono”
Il testo in lingua originale si intitola “Why Kids Kill: Inside the Minds of School Shooters” ed è uscito nel 2010, dieci anni dopo la strage della Coloumbine School in Colorado in cui persero la vita 13 persone dopo l’irruzione a colpi di pistola di due studenti. L’autore è Peter Langman, psicologo di lunga data che ha dedicato tutta la sua vita allo studio della violenza e in particolare delle sparatorie nell’ambito del contesto scolastico. Langman ha deciso di aprire un sito web (schoolshooters.info) in cui sono raccolte centinaia di documenti sul racconto e sulla prevenzione di sparatorie nel contesto educativo. Spesso “descriviamo gli autori degli stermini come ‘mostri’ o cerchiamo le cause nel bullismo o nella violenza dei media – si legge nella recensione sul blog – ma il libro va oltre le etichette denigratorie e le spiegazioni semplicistiche, fornendo una completa analisi psicologica sugli attentatori nelle scuole. Langman individua molteplici fattori che convergono così da trasformare i ragazzini in assassini”. Lo scopo di “Why Kids Kill” è proprio quello di mettere in evidenza il contrasto tra le teorie sociologiche dominanti che individuano nel bullismo o nell’esclusione sociale le cause di queste stragi e motivazioni di carattere psicologico. Il libro di Langman, ritrovato sul comodino di Sonboly, prende in considerazione 10 diversi attentati nelle scuole raggruppati in 3 macro-categorie a seconda dei tipi di assassini: psicopatici, psicotici e traumatizzati. Inoltre nel testo vengono presentati al lettore anche 5 casi di individui che sono stati pazienti del Dr.Langman perché era molto alto il rischio che questi commettessero ulteriori attentati nelle scuole.
Strage di Monaco, Langman: è inquietante che l’autore avesse il mio libro
Peter Langman ieri mattina, dopo la conferenza stampa del capo della Polizia di Monaco Hubertus Andrae, ha ricevuto la notizia del ritrovamento del suo libro sul comodino dell’attentatore dai cronisti. Ma finora non azzarda spiegazioni affrettate. “E’ un po’ inquietante – ha riferito al telefono con un giornalista del Guardian – non so perché aveva quel libro”. Ali D. Sonboly non è l’unico assassino che si è ispirato al testo di Langman per commettere una strage. “Why Kids Kill” infatti lo aveva letto anche Karl Pierson, lo studente frustrato che nel dicembre 2013 entrò alla Araphoe High School di Denver (Colorado) armato di pistola, molotov e machete uccidendo un proprio compagno di classe prima di spararsi alla tempia. Langman però ha naturalmente condannato gli assassini che hanno trovato nel suo libro una fonte di ispirazione: “Un autore non può controllare cosa viene fatto con il suo libro” aveva detto al Washington Post qualche settimana fa.
“E’ comune per gli assassini voler studiare altri assassini” ha continuato Langman al Guardian. A questo proposito la polizia ha ritrovato dei documenti che rimandano ad un’altra strage recente, quella di Winnenden (2009) nel Sud della Germania in cui persero la vita 16 persone. In quell’occasione a sparare prima di suicidarsi fu il diciassettenne Tim Kretschmer, il vero ispiratore della strage di venerdì.
Strage di Monaco, Langman: “difficile che la causa sia il bullismo”
Ma lo psicologo frena dal cercare a tutti i costi delle caratteristiche psicologiche immediate che si possano rivelare errate. “Non mi spiego perché Sonboly avesse il mio libro – ha ribadito Langman al Corriere della Sera – non so se lo stesse leggendo perché si stava sottoponendo a trattamenti psichiatrici, e cercasse di guardarsi dentro, o piuttosto perché in cerca di modelli”. “La sola risposta” per spiegare un atto così terribile è che “non c’è una sola risposta” continua lo psicologo. “Alla base di un gesto simile c’è sempre un intreccio di fattori. E se è comprensibile il desiderio, da parte dell’opinione pubblica, di comprendere in fretta, è anche necessario evitare il rischio di semplificazioni”. Qualche esempio di possibili cause? “Cattivi risultati a scuola” o “rifiuti sentimentali” ma “se guardo alle mie ricerche, i ‘bullizzati’ non sono spesso protagonisti di questi gesti” ha concluso Langman, confutando le tesi delle ultime ore secondo cui Sonboly avrebbe vendicato, con questa strage, gli atti di bullismo subiti negli anni della scuola.
@salvini_giacomo