Banche: la Brexit potrebbe essere stata una buona idea
Esperti e analisti a vario titolo non hanno mancato di evidenziare i rischi connessi alla ormai prossima uscita del Regno Unito dall’Ue. Aumento della disoccupazione e dell’inflazione, rallentamento della crescita e conseguente diminuzione dei consumi, per riassumere quanto paventato dalla Banca d’Inghilterra, potrebbero determinare una recessione imprevedibile e rischiosa. “Una grave crisi regionale e globale” potrebbe essere stata innescata dalla Brexit tanto per usare le parole dei vertici FMI. Argomento principale di tali argomentazioni gli effetti a lungo termine del mancato accesso al mercato unico europeo.
Banche: la Brexit potrebbe essere stata una buona idea
Dando per scontato che il Regno Unito manterrà dei legami economici con i membri dell’Ue, anche se probabilmente meno convenienti in generale rispetto a quelli stretti prima del referendum, guardando il grafico realizzato da Visual Capitalist si può ipotizzare che la Brexit potrebbe non essere stata una cattiva idea, almeno a lungo termine. Sicuramente, non è in cima alle priorità delle istituzioni europee in questo momento, almeno non più.
Il sistema bancario di alcuni membri è attualmente nel caos, in pratica, come Monte Paschi e Unicredit sanno bene, lo scenario è “tragico”. Il nostro sistema bancario è schiacciato da 360 miliardi di Euro di “crediti deteriorati” (Non Performing Loans – NPLs): secondo l’Autorità Bancaria Europea costituirebbero il 16,4% di tutti i prestiti a partire da marzo 2016. Ancora più grave la situazione del Portogallo, dove le NPLs ammontano al 18,5%. Addirittura, la corazzata Deutsche Bank da un certo periodo a questa parte sta perdendo valore (le sue azioni oggi valgono 12,74$, un calo vertiginoso rispetto al picco di 157,28$ raggiunto l’11 maggio 2007). Tenersi alla larga da questi problemi, e dai “piani di salvataggio” che Mario Draghi dovrà mettere in campo al più presto, potrebbe valere i rischi della Brexit.