Hillary Clinton e le donne nella politica Usa
Hillary Clinton e le donne nella politica Usa
La formalizzazione della candidatura di Hillary Clinton alla Presidenza degli Stati Uniti per il partito democratico ha portato molti commentatori a parlare di “fatto storico”. Certo, è così. Mai nella storia della più grande democrazia del mondo, una donna aveva ottenuto la nomination nelle file di uno dei due partiti, repubblicano o democratico. Ciò detto, la strada verso la parità di genere nella politica americana è ancora molto lunga e non basterà certo una nomination – o addirittura una vittoria alle presidenziali di novembre – per bilanciare la situazione. Martedì sera, dopo il roll call, Hillary Clinton è intervenuta alla convention di Filadelfia con un video registrato in cui, tra le altre cose, ha detto: “Se c’è una ragazzina in ascolto, ho un messaggio per lei: io posso diventare la prima donna presidente, ma tu sarai la prossima”.
In un grafico elaborato dal blog dello statistico Nate Silver, si può notare la crescita esponenziale delle donne elette al congresso in 100 anni di storia americana, dal 1917 al 2017 (a novembre si rinnoverà anche tutta la Camera dei Rappresentanti e un terzo dei seggi al Senato).
Nonostante i grandi passi avanti nel corso del tempo, l’eguaglianza di genere nelle cariche elettive è ancora di là da venire. Premessa necessaria, oggi le donne costituiscono circa il 50% della popolazione americana e il 20% di esse sono di colore. Oggi, nel 114° Congresso, le donne elette sono 104, 84 alla Camera e 20 al Senato. In totale le donne al Congresso sono solo il 19,4% di tutti i parlamentari (una su cinque) e solo un terzo di esse sono di colore (34).
Osservando i numeri del Center for American Women and Politics (Cawp), viene fuori anche una netta differenza di approccio al tema tra i due grandi partiti rappresentati al Congresso. In Senato, i democratici hanno mandato 14 donne (70%) mentre solo 6 militano nel Partito Repubblicano (30%). Stesse proporzioni per la Camera, dove le rappresentanti donne del Gop sono solo 22 contro le 62 democratiche (26%-74%). Il maggior impegno dei democratici per l’eguaglianza di genere è evidenziato anche dal fatto che la leader di minoranza alla Camera è una donna, Nancy Pelosi, già speaker tra il 2007 e il 2011 e prima donna nella storia ad assumere il ruolo di capogruppo di uno dei due grandi partiti al Congresso.
(Foto: Afp)
Sempre rimanendo nell’ambito del potere legislativo, le stesse percentuali di rappresentanza si trovano nei Parlamenti dei vari Stati federati. Secondo i dati del Cawp, sono 1.814 (24,6%) le donne che siedono nei legislativi degli Stati, di cui 443 nelle Camere alte e 1.371 in quelle basse. Lo Stato con più donne in Parlamento è il Colorado (42%) mentre quello che ne ha meno è il Mississipi (17,2%). Dal 1971 ad oggi, il numero delle parlamentari nei legislativi dei 50 stati è più che quintuplicato.
Una ulteriore, e negativa, fotografia dell’eguaglianza di genere nelle cariche elettive americane è stata rilevata dall’Inter-Parliamentary Union secondo cui gli Stati Uniti si posizionano solo al 96° posto nella classifica mondiale delle donne che siedono in Parlamento. Dati simili si ritrovano in Arabia Saudita (che fa addirittura meglio col 19,9% di donne in Parlamento), Kyrgyzstan e Tajikistan. Non proprio delle democrazie compiute.
Ramo esecutivo, la percentuale di donne non cambia di molto
Nel ramo esecutivo, la percentuale delle donne dell’amministrazione Obama cresce ma non di molto rispetto a quella delle parlamentari. Nel suo gabinetto il Presidente ha nominato 7 donne su 23 (30%), di cui 4 ministri: Loretta Lynch (Giustizia), Sally Jewell (Interni), Penny Pritzker (Commercio) e Sylvia Mathews Burwell (Salute). Le tre donne che restano sono Gina McCarthy (capo dell’Enpa), Samantha Power (ambasciatrice alle Nazioni Unite) e Maria Contreras-Sweet (numero uno dell’agenzia per lo Small Business).
@salvini_giacomo