Ripetizioni estive: un altro mercato senza regole
La stagione scolastica non termina con la fine delle lezioni, purtroppo per qualcuno è già tempo di pensare agli esami di settembre e alle materie da recuperare. Poste queste premesse, si innesca il solito sistema “anarchico” italiano. Ebbene, anche in questa circostanza ci si arrangia come si può, vengono chiamati in causa professori in pensione o giovani arrembanti laureati in attesa di occupazione (vedi per le materie umanistiche) i quali, bramosi di accaparrarsi uno studente, pensano già agli sconti da attuare.
Ripetizioni estive: un altro mercato senza regole
Internet e i siti di “offerte di lavoro” contribuiscono non poco ad incrociare domanda e offerta, ma in questi casi la conoscenza diretta e il senso di fiducia contano tanto affinché si possa concludere l’accordo.
Cifre non da poco cominciano a ruotare intorno a questo business secondo un recente studio effettuato dagli esperti Lorenzo Castellani e Giacomo Bandini: «il costo annuo medio per lo studente che sceglie di prendere ripetizioni private è di 1620 euro all’anno. Gli studenti delle scuole superiori che seguono almeno un corso di ripetizione sono il 50 per cento del totale. Se dunque la media è di 3 ore di ripetizioni a settimana, si tratta di un esborso mensile pari a circa 324 euro, cifra che sale nei mesi di agosto e settembre, quando le ore di lezione si intensificano a causa della necessità di recuperare debiti e esami di riparazione».
Bastano questi dati per comprendere la complessità e l’importanza sia della fetta di mercato, che del bisogno sotteso da soddisfare.
Di fondo va anche rilevata la totale indifferenza da parte di uno Stato sempre insensibile a cogliere opportunità di sviluppo e di creare “smart/temporary job” , magari regolando situazioni del genere che hanno pieno carattere di temporaneità e di prestazione lavorativa specifica e mirata, per contro, assicurando canali legali agli studenti che devono necessariamente sopperire ai debiti formativi.
La non regolamentazione come fonte primaria di regole pare essere il motto costante dei legislatori distratti forse, come sono, da altre beghe.
Salvatore Talarico