La seconda partita delle finali NBA ci regala un altro scontro di grande equilibrio, per certi versi simile a gara uno, ma con alcune differenze sostanziali. La prima ovviamente è quella che a spuntarla sono i ragazzi della Florida (98-96), che per la tredicesima volta consecutiva vincono dopo aver perso la sfida di apertura della serie. La seconda è che l’impianto di raffreddamento funziona, diminuendo così drasticamente il rischio di svenimenti o collassi (e meno male).
La terza è che Lebron James non ha problemi di crampi, e stavolta nei momenti decisivi resta in campo, dominando a tratti la gara con un senso di onnipotenza cestistica replicabile solo da pochi eletti di questo gioco (14 in un irreale terzo quarto). La quarta differenza, ma non certo per importanza, è che sul punteggio in equilibrio a metà quarto periodo, San Antonio non trova il break decisivo per staccare gli avversari, ma anzi per alcuni minuti attacca “non da Spurs”, muovendo pochissimo la palla e pescando conclusioni dall’altissimo coefficiente di difficoltà allo scadere dei 24 secondi. Roba che per la verità ha fatto più di una volta anche Miami poco prima, con la differenza che quello col numero 6 ha infilato sempre il canestro anche col difensore addosso. E scusate se è poco.
Nel concitato finale poi gli Heat sono andati da Bosh, liberato in angolo per una tripla in solitaria da un assist sempre di James, bravo a non forzare (sappiamo cosa pensano gli “haters”, ma ha ragione lui) quando la difesa lo ha raddoppiato. Bosh, positivo soprattutto all’inizio e alla fine della gara, ha messo la tripla del vantaggio e poi nell’azione finale ha pescato dopo una buona circolazione Wade tutto solo sotto canestro per il più quattro decisivo. San Antonio ha optato in quel caso per non far fallo, restando con soli nove secondi sul cronometro, e dopo il time out ha sprecato tutto il tempo a disposizione trovando così il tiro da tre di Ginobili solo a cronometro esaurito. In mezzo anche un 1/2 di James dalla lunetta che aveva dato ai texani un’altra palla per pareggiare, ma come detto prima le scelte offensive dei nero argento stanotte hanno lasciato a desiderare soprattutto nel rush finale. Ora si va in Florida per altre due gare, con i favori del pronostico che dicono a gran voce Miami, imbattuta in casa in questa post season e sempre vincente nelle ultime dodici serie in cui era partita sotto 1-0. In America, però, dicono che il 13 porti male…
Marco Minozzi