Padova, Perugia, Teramo, Foggia e Potenza. Sono queste cinque le nuove roccaforti azzurre da cui riparte il centrodestra italiano. Un misto di soddisfazione (aver recuperato Perugia e Potenza) e delusione (Vercelli e Bergamo al Pd) attanaglia Forza Italia in fase di ebollizione dopo la batosta elettorale del 25 maggio. “Le elezioni hanno dimostrato che un centrodestra deberlusconizzato non si può fare” afferma Giovanni Toti, da dicembre coordinatore di Forza Italia e primo garante del “cerchio magico” berlusconiano. Eppure la linea del ras pugliese Fitto sembra prendere corpo all’interno del partito. Domani si terrà il fatidico ufficio di Presidenza, ma forse la questione primarie non sarà ancora risolta.
I ballottaggi di ieri dovranno certamente aprire una nuova strada: 6 capoluoghi di provincia su 26 sono troppo pochi per una forza politica che aspira a diventare maggioritaria nel paese. Si dirà, tra le amministrative e le politiche c’è molta, troppa differenza. Vero, ma una riflessione è d’obbligo, soprattutto dopo la delusione del 25 maggio. “Le ultime elezioni amministrative hanno dimostrato che un italiano su due non ha votato e una diminuzione dei voti all’attuale centrodestra” è stata l’analisi di Toti perchè “il Paese, con questa astensione, richiede cambiamento, ma soprattutto trasparenza. Insomma, ci vuole una classe politica nuova”. Il politico deve tornare ad essere un simbolo di “trasparenza” e “umiltà” rincara Toti giustificando l’alto astensionismo con le “tre grandi opere, Tav, Expo e Mose, tre esempi di malapolitica”.
L’analisi dei ballottaggi non arriva solo dalla sponda Forza Italia. Anche il Nuovo centrodestra di Alfano si avvia a fare autocritica per bocca del senatore Formigoni: “Al nord c’è una grave debolezza del centrodestra, che per Ncd diventa una debolezza gravissima. I ballottaggi ci dicono che al nord il centrodestra è battuto praticamente dovunque, sia con candidati nuovi, o presunti tali, che con candidati antichi”. Per tornare a vincere ci vuole “un ripensamento profondo nel modo di essere dei nostri partiti, nella scelta della classe dirigente e nella costruzione delle alleanze, di cui gli elettori hanno colto tutta la precarietà”. Più ottimista Quagliariello che vede speranza di vittoria laddove si punta “ad un elettorato centrale e contendibile su un programma di riforme” come intende fare “Ncd con sempre più determinazione”.
Ultimo, ma non per importanza (almeno mediatica), anche Gianfranco Fini intenzionato da qualche tempo a tornare in campo dopo la delusione elettorale del febbraio 2013. “Se si continua a discutere della leadership, delle alleanze- ha affermato l’ex Presidente della Camera- e non ci si chiede perchè milioni di elettori hanno voltato le spalle al Centrodestra, non si va da nessuna parte” e “questa è la ragione per la quale a partire dal 28 giugno ho convocato un’assemblea aperta che si terrà a Roma e poi anche in altre città del paese, per discutere le cose da fare del programma”.