Fa discutere l’intervento del 3 agosto scorso alla Camera di Arcangelo Sannicandro – avvocato e deputato pugliese – che è intervenuto su un ordine del giorno presentato da alcuni esponenti del M5S in merito alla riduzione dell’indennità di carica dei parlamentari. La risposta del deputato pugliese è stata: “Non siamo mica subordinati all’ultima categoria dei metalmeccanici”. Una dichiarazione che stride con la sua casacca parlamentare – Sinistra Ecologia e Libertà – e soprattutto con la sua militanza politica prima nel Pci e poi in Rifondazione Comunista.
Un paragone inopportuno, soprattutto per chi è cresciuto a pane e classe operaia, che ha sempre parlato di tutela diritti dei lavoratori. Tra l’altro Sel in Parlamento un metalmeccanico della Fiat l’ha portato davvero: si tratta del senatore Giovanni Barozzino, all’epoca licenziato dall’azienda a seguito di uno sciopero. Sempre tra le fila del partito figura anche un altro ex leader dei metalmeccanici della Fiom, Giorgio Airaudo.
Stipendi parlamentari, Sannicandro: non volevo offendere
Inevitabile che le sue parole abbiano scatenato un parapiglia, tanto che lo stesso Sannicardo ha dovuto chiarire la propria posizione. In una nota ripresa anche sul suo profilo facebook, il deputato di Sel ha spiegato che il suo era un tentativo di stabilire alcuni “dati essenziali” per affrontare il problema dell’indennità “in modo oggettivo e non demagogico”. A partire dal fatto che “i parlamentari non sono né lavoratori autonomi né lavoratori subordinati, ma rappresentanti del popolo” e che questi “non sono assicurati né dall’Inps né dall’Inail e né tanto meno inquadrati in un contratto collettivo nazionale”. Poi, la giustificazione di Sannicandro: “Non intendevo offendere i metalmeccanici, ho speso una vita al loro fianco, da giovane come sindacalista della più umile delle categorie ed in seguito come amministratore e politico a vari livelli”. Quindi solo malafede e strumentalizzazione da parte degli avversari politici?
La Fiom: un tempo i metalmeccanici erano un riferimento per la sinistra
Intanto – oltre agli sberleffi sui social – è arrivata la risposta di Mirco Rota, segretario Fiom in Lombardia, che ha replicato: “oggi se lavori rischi di essere comunque povero, se fai il parlamentare ti puoi sistemare per il resto della tua vita. Un tempo i metalmeccanici erano un riferimento per chi voleva cambiare l’Italia, oggi anche per la sinistra sono una classe a cui è meglio non assomigliare in niente e per niente”.
Proprio in riferimento agli operai, va ricordato che fino a qualche anno fa in alcune formazioni di sinistra, come democrazia proletaria, si prevedeva che i propri eletti in parlamento e nei consigli regionali avessero uno stipendio pari a quello di un quarto livello metalmeccanico. Il resto, invece, andava al partito. Si diceva che era un modo per non allontanarsi dalle esigenze della classe operaia.