“Tagliare le reti di quel cantiere, sabotare quell’opera è una cosa giusta”. Parole che potrebbero costare care a Erri De Luca, che – su decisone del gup di Torino Roberto Ruscello, il quale ha accolto la richiesta del pm – è stato rinviato a giudizio per istigazione a delinquere. Lo scrittore napoletano, infatti, non solo non ha mai nascosto la sua totale contrarietà alla costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione – ormai giornalisticamente nota come TAV, che in realtà è l’acronimo di “treno ad alta velocità” in senso lato – ma è da sempre in prima linea nel supportare i comitati di opposizione sorti in Val di Susa, dove si è recato più volte.
E proprio in occasione di una di queste visite, De Luca dichiarò di aver direttamente preso parte ai sabotaggi della circolazione stradale, ma non a quelli del cantiere, che invece hanno portato all’arresto, nel dicembre scorso, di quattro militanti NoTav di area anarchica. In ogni caso, al di là di ciò che De Luca possa aver compiuto, si suppone che alla base della decisione del giudice per le udienze preliminari ci sia sostanzialmente la visibilità di cui gode il personaggio. Sembrerebbe che l’incoraggiamento a violare le leggi possa assumere un significato diverso, a seconda della persona che incita. In questo caso, a lanciare la provocazione è stata una figura particolarmente popolare tra gli “antagonisti”, dunque potenzialmente in grado di provocare una spirale di azioni violente e pericolose a danno degli stessi lavoratori impiegati presso il cantiere.
A gennaio, dunque, si apriranno le porte del tribunale anche per uno degli autori più letti e influenti nell’area della sinistra radicale, anche se sul web si rincorrono petizioni e iniziative di solidarietà nei confronti di De Luca, il quale sui suoi profili social fa intendere di non voler arretrare di un centimetro dalle sue posizioni di ferma opposizione.
In attesa di capire quale sarà l’evoluzione di questa vicenda, i cantieri della Tav continuano ad essere attivi, seppur tra i mille ostacoli e interrogativi che continuano a gravare su un’opera la cui effettiva utilità – in relazione agli enormi costi e all’impatto sul territorio – rimane ancora discutibile. I recenti arresti relativi ai casi Mose ed Expo, inoltre, hanno riaperto l’ennesimo scontro sulle grandi opere, che purtroppo in Italia finiscono quasi sempre un’occasione per riempire le tasche di affaristi e politici.
Intanto il movimento NoTav, da parte sua, continua la sua attività di mobilitazione, rincuorato da un rinnovato sostegno popolare emerso dalle urne qualche settimana fa. Per quel che riguarda le elezioni europee, infatti, il M5S e l’Altra Europa con Tsipras (le due liste più dichiaratamente NoTav) hanno ottenuto dei risultati ben al di sopra del dato medio nazionale e regionale, con i grillini che si riconfermano, a oltre un anno di distanza, il primo partito in tutta la Val di Susa. Stesso discorso per le elezioni comunali, in cui – se si eccettuano i comuni di Borgone Susa e di Chiomonte – hanno trionfato sindaci tutti contrari alla linea dell’alta velocità.
Ora i NoTav, per dimostrare di non essere uno dei tanti gruppi Nimby teso a difendere i soliti interessi di pochi, dovranno necessariamente far leva sul consenso di cui godono a livello locale. C’è da dire che una eventuale condanna di un simbolo NoTav come De Luca sulla base di un reato d’opinione rischierebbe di rinvigorire gli animi tra le frange più estreme, all’interno delle quali si sono spesso infiltrati gruppi violenti che più volte hanno creato non pochi problemi all’area ufficiale del movimento, la quale – a prescindere da come la si pensi – ha sempre cercato di perseguire una strategia “diplomatica”.