Referendum: per la stampa estera è più importante di quello sulla Brexit
A raccogliere le sensazioni della stampa estera sul referendum costituzionale è stato Federico Rampini sul sito del quotidiano Repubblica. Mentre gli italiani si godono il meritato riposo agostano, cercando di distrarsi dalla bagarre sull’importante consultazione del prossimo autunno, pare che tutto il mondo tenga saldamente puntati gli occhi sul Belpaese. Almeno così sembra leggendo l’ultimo commento del Wall Street Journal dedicato all’appuntamento italiano, considerato “più importante” del voto sulla Brexit. Ma le preoccupazioni vengono da lontano.
Referendum: per la stampa estera è più importante di quello sulla Brexit
Già un mese fa, l’Economist dedicava all’Italia una copertina poco rassicurante: indovinate con quale accostamento di colori era dipinto l’autobus sul punto di cadere in un precipizio raffigurato su di essa?
In quel caso erano state le nostre banche in dissesto ad attirare l’attenzione della nota rivista britannica. D’altra parte, nel numero dell’Economist in questione, si svolgeva una ben più ampia analisi dei problemi dell’economia italiana: “Quarta economia d’Europa, una delle più fragili col debito pubblico al 135% del Pil, con il tasso di occupazione adulta più basso dopo la Grecia, un’economia agonizzante da anni, soffocata da eccessi normativi e produttività debole”.
Alla luce di questa analisi, dai toni quasi “drammatici”, il WSJ che ha ulteriormente sottolineato l’importanza della tornata elettorale: “È questo scenario che rende il referendum vitale, probabilmente più importante di Brexit […] i mercati sono concentrati sulla posta in gioco politica del referendum […] ma il vero costo per l’Italia sarebbe che l’economia resterebbe inchiodata nella sua stagnazione di lungo termine”.
Non è finita qui. Va giù pesante a proposito del referendum anche El Pais per cui l’Italia è “la nuova malata d’Europa che potrebbe trascinare il continente in una ricaduta nella crisi”. Sulla stessa linea, in questi giorni, il New York Times – di concerto con l’agenzia di stampa Reuters – ha elaborato 4 possibili scenari post-voto, 3 sono decisamente negativi:
Primo: “Il referendum viene bocciato. Renzi si dimette e il Senato sopravvive. Il sistema elettorale si converte in una proporzionale che rende ancora più difficile capire chi comanda. Nuove elezioni, con Camera e Senato potenzialmente in mano a maggioranze diverse”. Risultato: ingovernabilità a perdita d’occhio. Il secondo scenario New York Times-Reuters vede Renzi sconfitto ma capace di sopravvivere alleandosi con Forza Italia “per guadagnare tempo e riformare la legge elettorale prima di un’elezione parlamentare nel 2018”. Un governo simile “trascurerà l’economia, mentre crescerà il consenso per i 5 stelle che vogliono un referendum sull’appartenenza all’euro”. Terzo scenario, l’unico positivo: “Renzi vince e riesce a far passare la riforma della giustizia, della pubblica amministrazione, delle sofferenze bancarie”. Ma c’è posto per un ultimo scenario in cui la vittoria dei sì al referendum non è affatto positiva: “Se Renzi non riesce a risanare l’economia, il M5S vince nel 2018, e non ha più limitazioni vista la debolezza del nuovo Senato”.
La conclusione di WSJ e New York Times è la stessa: a Renzi serve un potente stimolo fiscale. “Renzi ha sbagliato a personalizzare il referendum” aggiunge il Financial Times ma ormai il danno è fatto e adesso l’Italia ha un’unica possibilità, ossia “ottenere libertà di manovra dall’Unione Europea”.