Che ne sarà di Forza Italia? Uno dei quesiti che più angustiano gli azzurri sotto l’ombrellone ferragostano è il destino della creatura di Silvio Berlusconi. Defunta con il Pdl e rinata oramai tre anni fa, Forza Italia potrebbe liquefarsi definitivamente i prossimi 16 e 17 settembre. Giorni in cui Stefano Parisi aprirà e chiuderà la famigerata convention per riorganizzare il campo del centrodestra in vista delle Politiche del 2018 (con un occhio al post referendum). L’iniziativa, come sappiamo, ha avuto il placet di Berlusconi che ha dato mandato all’ex candidato sindaco di Milano di riorganizzare e riportare agli antichi fasti il partito.
I dirigenti forzisti, anche questo è noto, non hanno ancora digerito la scelta dell’ex Cavaliere. Parisi è visto come un corpo estraneo. Senza tessera di partito, più volte ha manifestato la sua lontananza dalla vecchia politica. I nomi dei malpancisti sono i soliti da un mese a questa parte. Dall’ex delfino Toti (“Parisi? Non mi ha tolto un’ora di sonno. Chi si candida a governare deve stare tra la gente. Nel momento in cui il Pil si inchioda, sbarcano migliaia di di immigrati e a Milano ci sono le tende in piazza, si assiste a un dibattito surreale su costituenti e convention”), a Brunetta (“Se Parisi tiene unita FI ben venga, ma non sia uno strumento dei poteri forti”) fino ad arrivare a Romani.
Forza Italia, la paura dei dirigenti azzurri
Tutti temono che Parisi sia in realtà il grimaldello con il quale Berlusconi vuole fare piazza pulita della vecchia dirigenza. L’ex premier ieri ha provato a rassicurare i suoi con il solito leit motiv: “Non è un’investitura, a Parisi ho affidato solo la due diligence del partito. Il nostro candidato lo sceglieremo con il coinvolgimento di tutti”.
Il capo di Forza Italia non ha alcuna intenzione di tirarsi indietro. Secondo quanto racconta chi gli sta vicino, Silvio non vuole ancora passare il testimone. Anzi, a decidere dovrà essere ancora lui. Per questo Parisi sarà “sorvegliato” da 4/5 persone che gli staranno affianco e lo imbriglieranno. Perchè il rischio, come rivela il Corriere della Sera, è che Parisi sfrutti il brand azzurro per superare il berlusconismo e “farsi un suo movimento, che secondo alcuni ha già un nome: L’Altra Italia”. Vi ricorda qualcosa?