Il M5S vota come l’UKIP meno di una volta su due. Cambio gruppo giustificato?
Secondo l’analisi basata sulle votazioni in aula fino ad agosto 2016, il M5S vota diversamente da Farage una volta su due. Pertanto, l’allontanamento dal gruppo dell’EFDD – dell’Europa libera e della democrazia diretta – si giustifica, in parte, con la divergenza di vedute rispetto a Farage. Nonostante lo scetticismo verso le istituzioni comunitarie e l’obiettivo di un ritorno a confini interni marcati, stabili, certi, le somiglianze si esauriscono a stretto giro di posta. In questa analisi sul voto, quindi, si trovano alcuni fondamenti della scelta di cambiare gruppo nel Parlamento Europeo.
M5S vota come l’UKIP di Farage meno di una volta su due in parlamento europeo
Secondo il nostro studio illustrato in questo articolo, il Movimento 5 Stelle ha votato conformemente ai dettami del gruppo europeo EFDD di cui fa parte solo nel 51% dei casi; si evince che meno di una volta su due il M5S si è espresso come l’UKIP. Il gruppo EFDD è effettivamente un’alleanza di comodo che garantisce libertà di voto ai suoi membri.
Le europee del 2014 e la collocazione del M5S
Tutti ricordano le polemiche sorte dopo le elezioni europee a proposito della collocazione di 17 deputati del Movimento 5 Stelle all’interno dell’europarlamento. Noi, per esempio, avevamo proposto un’analisi dell’affinità del M5S con gli altri partiti europei sulla base di alcuni modelli di collocazione politica. La scelta, lo ricordiamo brevemente, come previsto dagli accordi pre-elettorali, era stata demandata agli iscritti al movimento tramite una votazione online con tre opzioni: rimanere Non Iscritti, oppure entrare nel gruppo ECR dei conservatori e riformisti accanto ai Tories britannici, oppure ancora costituire un gruppo con l’UKIP di Nigel Farage, convinto sostenitore della Brexit. Con il 78% delle preferenze, il M5S scelse di allearsi con Farage. Molte le polemiche sull’opportunità di tale scelta, ma sia Farage sia Grillo confermavano che si trattava di un gruppo di comodo, finalizzato semplicemente ad avere un peso decisionale che, se fossero rimasti tra i Non Iscritti, non avrebbero potuto esercitare.
M5S alleato di Farage: scelta estremista o gruppo di comodo?
Inoltre Grillo, che difendeva l’amico Farage dalle accuse di razzismo – l’UKIP nella precedente legislatura fu fermo nel sancire l’espulsione di Borghezio dal gruppo, dopo gli insulti poco politically correct contro l’ex ministro Kyenge – continuava a sottolineare che tale alleanza avrebbe consentito al M5S piena libertà di voto, come previsto anche dallo statuto del neonato EFDD, Europe of Freedom and Direct Democracy, con quella “Direct” aggiunta per rimarcare l’apporto dei pentastellati, i quali tra l’altro hanno ottenuto la copresidenza, attribuita a David Borrelli. Molti comunque non credevano a tale “gruppo di comodo” e continuavano a paventare una radicalizzazione del Movimento 5 Stelle in senso euroscettico oppure verso l’estrema destra, trainato da quell’UKIP un tempo alleato della Lega Nord, la quale nel 2014 ha però preferito l’amicizia con la Le Pen. Il Movimento 5 Stelle, entrando nell’EFDD, sarebbe diventato come l’UKIP; questo era il timore di alcuni, ma anche la speranza di altri.
La fedeltà dei partiti italiani ai gruppi europei di riferimento: M5S il più “ribelle”
Veniamo alla nostra analisi, basata sulle informazioni che il portale Votewatch.eu mette liberamente disponibili sui singoli eurodeputati (estrapolati in data 21 agosto 2016), per ciascuno dei quali è possibile visualizzare le presenze alle votazioni in Parlamento Europeo e la fedeltà sia al gruppo europeo di riferimento, sia alla lista nazionale. Abbiamo raggruppato i singoli dati riferiti agli eurodeputati italiani (che in alcuni casi possono risentire di variazioni di lista o di incarichi di vicepresidenza del parlamento) ricavandone una media per ciascun partito nazionale.
Nell’asse orizzontale di questo grafico è rappresentata la percentuale di presenze, in quello verticale la percentuale di voti conformi a quelli del gruppo parlamentare europeo di appartenenza; la dimensione riguarda la coesione interna alla lista nazionale, mentre il colore si riferisce al gruppo europeo.
Da ciò, possiamo trarre alcune conclusioni:
1) Gli eurodeputati italiani iscritti al Partito Popolare Europeo e a quello Socialista-Democratico sono maggiormente fedeli alle indicazioni date dai rispettivi gruppi europei.
2) Gli eurodeputati italiani di NCD-UDC, Conservatori & Riformisti e Forza Italia sono mediamente meno presenti rispetto agli altri italiani provenienti da partiti differenti.
3) Gli eurodeputati italiani di M5S e Lega Nord, che aderiscono rispettivamente gruppi “euroscettici” EFN e EFDD, sono quelli che, pur mantenendosi su dati elevati di presenze, più frequentemente esprimono un voto diverso rispetto a quello deciso dall’alleanza europea di cui fanno parte.
4) Con una fedeltà del 51,4% al proprio gruppo, è vero che il gruppo EFDD, in assoluto il meno coeso, è per il M5S un gruppo di comodo che effettivamente gli garantisce libertà di voto.
5) Dato che, per via della copresidenza condivisa tra Farage e M5S, gli stessi eurodeputati dell’UKIP sono fedeli all’EFDD circa nell’80/85% dei casi, si evince che, pur in assenza di dati precisi, il M5S ha votato come l’UKIP meno di una volta su due.
Altre considerazioni sugli eurodeputati italiani
In termini assoluti, gli eurodeputati più presenti sono Nicola Caputo (PD-S&D), Mara Bizzotto (Lega Nord-EFN) e Nicola Danti (PD-S&D), ma ben 52 su 73 hanno partecipato ad oltre il 90% delle votazioni, e 8 di essi superano il 99% di presenze; quelli più assenti risultano essere Renato Soru (PD, ma dimessosi dal gruppo S&D dopo la condanna in primo grado per evasione fiscale), con appena il 48,73% di presenze, seguito a distanza dalle eurodeputate di Forza Italia, iscritte al Partito Popolare Europeo, Alessandra Mussolini (67,66% di presenze) e Barbara Matera (73,42%).
Quanto a fedeltà alla lista nazionale, il valore più basso è il 69,94% di Sergio Cofferati, fortemente influenzato dalla dissidenza rispetto al PD di cui ha fatto parte; attualmente è un semplice iscritto al gruppo S&D, cui è fedele nell’87,67% dei casi; escludendo Raffaele Fitto e Elly Schlein, che in questa legislatura hanno cambiato lista, gli altri vanno dal 94% del forzista Stefano Maullu e della democratica Silvia Costa, al 99,88% della pentastellata Eleonora Evi, sino al 100% del popolare sudtirolese Herbert Dorfmann, che non può che essere fedele a sé stesso.
Gli eurodeputati che più spesso esprimono un voto difforme a quello del gruppo europeo di riferimento sono tutti del M5S, a partire da Tiziana Beghin, che in poco più di un’occasione su due è “ribelle” rispetto alla posizione ufficiale dell’EFDD; tra i più fedeli al partito europeo, in questo caso l’S&D, abbiamo invece la triade Gianni Pittella, Massimo Paolucci e David Sassoli, tutti del PD, con percentuali che superano il 98% dei voti allineati agli altri socialdemocratici europei.