L’euroscetticismo s’intende come un sentimento di sfiducia verso le istituzioni europee e di posizione critica rispetto a queste. Secondo vari sondaggi, tale sentimento si è radicato sempre più negli animi dei cittadini europei. “L’euroscetticismo avanza inesorabilmente”, secondo la gran parte dei mezzi di comunicazione: da Syriza in Grecia, fino alla vittoria del Brexit, passando per l’exploit di Podemos in Spagna. “Avanza l’euroscetticismo” è il mantra degli ultimi anni. Il processo sembra essere rapido e infermabile. Sono fenomeni politici rappresentati come lo stesso lato della medaglia. Se una faccia mostra l’Europa delle banche e dei tecnocrati, appoggiata dai maggiori partiti di governo, l’altra è quella degli scettici, dei riformisti, dei contrari. E’ proprio la fazione euroscettica che si amalgama a forza attraverso un gioco di compressione giornalistica (più che di comprensione). Utilizzare il termine “euroscettico” tanto per il Front Nacional che Podemos, tanto per la Lega Nord come Syriza, non fa altro che creare una visione distorta delle attuali tensioni politiche a livello comunitario. La ripetizione reiterata di una visione non solo riduzionista, ma anche non conforme alla realtà, genera effetti concreti nelle politiche pubbliche e determina, altresì, una variazione nel voto. L’euroscetticismo ingloba due correnti politiche – critiche con la attuale Unione Europea – decisamente distinte: ovvero, eurocriticismo ed eurofobia. La scissione dell’euroscetticismo nelle sue correnti reali permette di comprendere con maggiore obiettività l’attuale situazione politica nel piano sovra-statale.
Gli euro-critici: per una maggiore integrazione, fondata sulla primazia del solidarismo.
L’eurocriticismo è una posizione che si propone di modificare l’attuale assetto comunitario, ovvero una Europa oligarchica e tecnocratica, più che democratica. Mette in discussione la gerarchia di valori e principi europei. L’obiettivo ultimo è quello di riformare l’Unione Europea attraverso una maggiore integrazione, garantendo il rispetto dei principi comunitari – in primis il solidarismo tra popoli e Stati – e, in conclusione, una democratizzazione delle istituzioni chiave dell’Unione. I partiti che adottano questa posizione si rifanno prevalentemente all’ideologia socialista (come il proprio Podemos in Spagna, Syriza in Grecia o il Partito Comunista tedesco). Gli euro-critici accettano la perdita parziale della sovranità (che è uno dei cardini dello Stato-Nazione) a patto che l’integrazione torni a svilupparsi secondo un criterio di solidarietà, ponendo i principi politici e democratici davanti a quelli dell’economia neoliberista.
Euro-fobici: identità nazionale e sovranità statale. Una Europa unita nella diversità.
Se l’ideologia socialista sostenta un certo tipo di riformismo, quella nazionalista e conservatrice (molto spesso presenti allo stesso tempo) fomentano un altro progetto politico, basato sul pieno recupero della sovranità statale. Il fondamento ideologico è certamente il nazionalismo, che mette l’identità nazionale al centro del suo schema di valori. La demarcazione e la protezione delle frontiere svolge un ruolo decisivo. È palese che, in questo senso, gli euro-fobici puntino a una ri-negoziazione (o addirittura a una negazione) degli accordi di Schengen. Parallelamente al ritorno della funzione classica delle frontiere statali, vi è anche il recupero della sovranità monetaria. Gli euro-fobici sostengono la necessità di difendere l’identità nazionale ma non per questo rinnegano, in toto, i processi di integrazione economica, commerciale e sociale, portati avanti fin dalla fondazione della Comunità Economica Europea. La maggior differenza rispetto agli euro-critici sta nella negazione di una integrazione politica che limiti la sovranità dello Stato-Nazione. I partitari di questa postura sono i partiti nazionalisti con forti tendenze conservatrici: tra gli esempi più chiari, la nostrana Lega Nord, il Front Nacional di Marine Le Pen, lo UKIP nel Regno Unito e Alba Dorata in Grecia.
Le correnti euroscettiche rappresentano una grande opportunità di cambio per l’Unione Europea
Per quanto euro-critici ed euro-fobici differiscano su questioni centrali, entrambe le correnti permettono di riflettere sulle attuali criticità dell’ Unione Europea. Stiamo parlando di problematiche sempre più manifeste di un sistema inadeguato a fronteggiare crisi economiche e sociali. L’acquisizione di consenso (sia da parte di euro-critici che euro-fobici) è sintomatico di una realtà politica che non si è ancora adattata alla realtà sociale cambiante o che, al contrario, vi sia allontanata sempre più con il passo del tempo. Questo clima di instabilità ha portato in superficie delle istanze che, fino a qualche tempo fa, non erano dotate di voce parlamentare, aumentando così la pluralità. La sfida degli euroscettici, pertanto, obbliga le istituzioni comunitarie a far fronte a questioni politiche che – se trattate inadeguatamente – potrebbero delegittimarle in maniera irreversibile.
Alessandro Faggiano