Ecco perchè, secondo il figlio di Dario Fo, l’Isis non attaccherà mai l’Italia
Una settimana fa, nel corso della consueta conferenza stampa di Ferragosto al termine della riunione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha spiegato perchè in Italia, finora, non ci sono stati attentati terroristici come invece avvenuto negli altri stati europei. “Lo stato della sicurezza del nostro Paese è positivo. Gli investimenti crescono, i reati calano, il sistema di prevenzione sull’antiterrorismo ha fin qui retto, il contrasto alla criminalità organizzata ha dato risultati importanti. È un sistema che in questo momento non ha niente da invidiare a nessun altro Paese al mondo e che si avvale di 7050 militari delle Forze Armate che partecipano a servizi di ordine pubblico nell’ambito dell’operazione Strade Sicure. Grazie ai vertici delle forze dell’ordine, dell’Esercito e della Protezione civile che hanno fatto sì che il nostro Paese possa essere considerato sin qui sicuro, pur in un contesto in cui il rischio zero non esiste”.
Parole condivise in parte da Jacopo Fo. Il figlio del premio Nobel, Dario Fo, ha infatti una sua personale spiegazione sul perchè l’Italia ancora non sia stata colpita dal terrorismo islamico. Spiegazione del tutto ironica che è stata pubblicata sul Fatto Quotidiano e che noi vi riportiamo qui sotto.
Approfittando genialmente della situazione preesistente (giustizia al rallentatore, culto dei cavilli, prescrizione veloce, eccetera) ha creato un sistema gommoso che demotiva i terroristi e stempera la loro rabbia verso di noi. Non c’è gusto a colpirci proprio perché ci mostriamo nemici troppo deboli e inetti. Insignificanti, quindi bersaglio che offre poca soddisfazione, poco onore e un numero ridotto di vergini una volta che arrivi in paradiso dopo il martirio. Ci manca la grandeur dei francesi, la nobiltà degli inglesi, la rudezza tutta denti degli americani, la virilità degli spagnoli.
Siamo italiani: mandolino, arlecchino, pizza, pasta, sole e vino.
Siamo di compagnia, siamo pezzi di pane. “Stessa faccia stessa razza” siamo capaci di dirlo anche ai giapponesi.