Isis: i tank turchi entrano in Siria (contro i curdi)

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Isis: i tank turchi entrano in Siria (contro i curdi)

“Alle 4 di questa mattina sono cominciate le operazioni nel Nord della Siria contro i gruppi terroristici che minacciano costantemente il nostro paese”. Con queste parole il Presidente Recip Erdogan ha anticipato lo schieramento dei tank turchi contro l’Isis. I carri armati hanno scavalcato il confine intorno a mezzogiorno. Nella notte gli aerei di Ankara, invece, hanno bombardato la zona di Jarablus. La riconquista della città a 800 chilometri dal confine turco, snodo strategico fondamentale per il Califfato, è l’obiettivo ufficiale dell’operazione battezzata “Scudo dell’Eufrate”. Stando alle comunicazioni dei vertici militari, gli F-16 turchi hanno colpito 81 postazioni Isis. I vertici siriani non hanno mancato di condannare l’invasione, da Ankara si è ribadita la volontà di rovesciare Assad.

La battaglia per Jarablus nella grafica del Guardian

Isis: i tank turchi entrano in Siria (contro i curdi)

Il ministro degli Interni turco Efkan Ala in queste ore ha precisato come l’intervento in Siria sia, allo stato dei fatti, più che “legittimo”. Di fronte alla crescente minaccia costituita dagli attacchi terroristici all’interno del paese – l’ultimo è avvenuto domenica a Gaziantep, 54 morti – la Turchia ha il diritto di agire per “legittima difesa”, è questo il messaggio di Ala. È la prima volta che gli stivali dei militari turchi entrano in Siria, se si esclude un breve blitz di fine febbraio, teso a riprendere il controllo del mausoleo di Suleyman Shah, nonno di Osman I,  fondatore dell’Impero Ottomano .

Paventato più volte, l’intervento sul campo si è concretizzato in un momento, a dir poco, “sospetto”. Più di quella dell’Isis, con cui d’altronde la Turchia ha sempre intrattenuto un rapporto “ambiguo”, a spaventare Erdogan è stata di certo la recente avanzata dei curdi dell’YPGPYD, molto vicini al PKK, recentemente rinvigorita dal sostegno dei jet americani.

Mentre le tensioni con gli Usa restano appese alla richiesta di estradizione per Fethullah Gulen, imam autoesiliatosi in Pennsylvania, indicato come la mente del fallito golpe dell’esercito risalente al mese scorso, sembra che bloccare l’espansionismo curdo resti una priorità per il Presidente turco. Infatti, secondo diversi analisti tra cui Metin Gurcan, raggiunto da Al Jazeera, l’operazione militare turca, in realtà, ha l’obiettivo di impedire ai curdi siriani di unire i “cantoni” in cui attualmente è diviso il territorio sotto il loro controllo e, dunque, evitare che si formi una solida entità politica curda .

Redur Xelil, portavoce dell’YPG, ha definito l’operazione turca “una grave intromissione negli affari siriani” precisando, inoltre, come questa costituisca de facto una “dichiarazione di guerra” all’amministrazione autonoma curda del Nord siriano (Rojava). Caustico Saleh Muslim, capo del PYD, il partito dei curdi siriani, di cui l’YPG è il braccio armato, che ha assicurato: la Turchia è destinata a “impantanarsi”, prima di essere sconfitta.