Chiara Appendino e quel debito di quasi 3 miliardi, che però Fassino aveva già diminuito
Le ultime elezioni amministrative, come è noto, hanno portato i 5 stelle a governare due importanti città: Torino e Roma. Una sfida per i rappresentanti del M5S che si sta dimostrando più complicata del previsto, visto i numerosi problemi di queste due città. A Torino, il neo Sindaco Chiara Appendino, come riporta Il Giornale si trova a gestire un debito da quasi 3 miliardi di euro. Un rosso da record, che stando ai dati di Openpolis, sarebbe quasi del 300% rispetto alle entrate, peggio anche del debito pubblico italiano.
Torino: Appendino ha ereditato un buco di bilancio da 3 miliardi
La cifra potrebbe anche essere più alta, tenendo conto dei debiti delle società partecipate del comune, che porterebbero il debito generale ad oltre 4 miliardi di euro. Il blog di Beppe Grillo, aveva messo le mani avanti già prima del voto, scrivendo: “in caso di vittoria del M5S a Torino non vorremmo ritrovarci a gestire i disastri di Chiamparino e Fassino”.
La situazione dei conti del Comune di Torino, sembra essere talmente complicata che il Sindaco Appendino ha deciso di chiamare una società di revisione esterna, nel tentativo di fare chiarezza sui conti dell’amministrazione comunale, società partecipate comprese. La stessa Cgia di Mestre ha definito il comune torinese come “il capoluogo più indebitato d’Italia”.
Ma come si è arrivati a questa situazione? Un primo duro colpo alle casse del comune è arrivato nel 2006, con Chiamparino Sindaco. A far lievitare il deficit sono state in particolar modo le opere infrastrutturali per le olimpiadi invernali, che si sono svolte proprio nel capoluogo piemontese. Inoltre, il bilancio comunale è appesantito da numerosi derivati, strumenti finanziari spesso usati dalle amministrazioni pubbliche ma molto rischiosi.
Il debito di Chiara Appendino e le repliche dei fassiniani
Si deve dire che, come a suo tempo, durante la campagna elettorale, Fassino aveva ricordato, all’inizio del suo mandato il debito era anche più alto, 3,3 miliardi, e quello attuale è il risultato di una diminuzione, fino a 2,89 miliardi, che evidentemente non basta per dormire sonni tranquilli.
E tuttavia dall’entourage di Fassino si fa notare che questo taglio del debito è avvenuto mentre in Italia invece il debito pubblico saliva, in tempi di crisi.
Inoltre, viene ricordato, quegli investimenti in infrastrutture come la metropolitana e il passante non hanno peggiorato il bilancio corrente, in pareggio sul miliardo e 300 milioni, grazie anche al taglio di alcune spese, come quella del personale, di 80 milioni. Bilancio certificato anche da enti terzi come Standard & Poor.
Nel periodo di Fassino, viene fatto notare, non vi sono state leggi speciali con stanziamenti come per Roma, o Napoli, o anche Milano, grazie all’Expo, ma, anzi, un calo dei trasferimenti dello Stato.
Nonostante ciò, si difende l’ex amministrazione, non solo il bilancio è rimasto in pareggio includendo nell’azione la diminuzione del debito, ma è stato varato un Popular Financiang Reporting per illustrare in modo trasparente il bilancio stesso e le fonti di finanziamento dei vari servizio, e nelle circoscrizioni 1 e 7 anche un Bilancio deliberativo, da cui Milano con Balzani e Pisapia trarrà molta ispirazione per il proprio bilancio partecipato
Le spine di Roma per i grillini
I problemi non mancano neanche a Roma dove Virginia Raggi è chiamata a risollevare le sorti della capitale dopo l’inchiesta Mafia Capitale. Anche qui, i problemi principali sono arrivati per la gestione delle società municipalizzate, Atac (l’azienda dei trasporti) ma soprattutto Ama (che si occupa della raccolta e smaltimento dei rifiuti).
Si perché il problema principale di Roma resta la gestione dei rifiuti. Intanto, sembra crescere il malumore dei consiglieri del M5S eletti in Campidoglio, che contestano al Sindaco Raggi uno scarso coinvolgimento nelle scelte fatte fin qui. Nomine e maxistipendi non condivisi, come ha confermato all’Adnkronos una consigliera del M5S che ha scelto di tutelarsi dietro l’anonimato: “il problema è che in quel che fa Raggi c’è tutto tranne che lo spirito del movimento che l’ha resa sindaca”.
Giacomo Tortoriello