“Il Direttorio dovrebbe oggi rassegnare in blocco le proprie dimissioni per non aver saputo gestire il Movimento, e si dovrebbe finalmente tornare a parlare di partecipazione e di condivisione degli indirizzi politici. L’Italia non si governa con due clic in rete e con decisioni calate dall’alto e a porte chiuse”. Sarebbe sbagliato circoscrivere l’attacco frontale di Federico Pizzarotti ai danni dei vertici pentastellati come una semplice rivincita dopo la sospensione ai suoi danni patita il maggio scorso.
Dietro, infatti, c’è molto di più: il desiderio di essere espulso da un Movimento nel quale non si sente più a casa. Da troppo tempo ormai. I rapporti con Grillo e il direttorio sono inesistenti da prima ancora che piovesse l’avviso di garanzia che di fatto ne ha decretato la sospensione dai Cinque Stelle. Sospensione che è ancora in vigore. Una decisione su Pizzarotti ancora non è stata presa. Ed è per questo che il sindaco di Parma ha deciso di affondare il colpo soprattutto in un momento di crisi per i pentastellati.
Il caso Muraro che ha investito la giunta Raggi era un’occasione troppo ghiotta per farsela scappare. Da qui l’attacco. Una strategia precisa per far accelerare i tempi della sua espulsione. Perchè di una cosa il sindaco di Parma è sicuro: non ci sarà alcun reintegro senza prima un’ammissione di colpe che Pizzarotti non ha intenzione di fare.
Il piano B di Pizzarotti
Meglio quindi strappare subito con un Movimento nel caos a causa delle notizie che piovono da Roma. D’altronde Pizzarotti ha già pronto il piano B: ricandidarsi in quel di Parma con una lista autonoma o magari alleata al Pd locale. La sfida ai probabili futuri ex compagni è lanciata.