Referendum costituzionale: ecco le proposte di 4 giuristi per il No

Pubblicato il 6 Settembre 2016 alle 17:39 Autore: Giacomo Tortoriello
referendum costituzionale

Continua il dibattito politico sul referendum costituzionale, che come anticipato ieri, dovrebbe svolgersi tra l’ultima domenica di novembre e la prima di dicembre. Questa volta parliamo di una modifica della nostra Carta Costituzionale, sottoscritta da alcuni giuristi.

Come riporta il fattoquotidiano.it, i costituzionalisti in questione sono: Gianfranco Pasquino, Andrea Pertici, Maurizio Viroli e Roberto Zaccaria, ed a portarli in sede parlamentare sono stati gli esponenti del No, Giuseppe Civati, Vannino Chiti e Walter Tocci.

Referendum costituzionale: ecco le proposte di 4 giuristi per il No

I punti essenziali della riforma dei quattro costituzionalisti sono: ridurre il numero di Senatori e Deputati con le rispettive indennità, la fiducia al governo che può essere espressa solo dalla Camera dei Deputati, l’istituzione di una bicamerale per migliorare il processo legislativo, il potenziamento di referendum e iniziativa legislativa popolare, l’eliminazione del Cnel.

I giuristi che, a loro detta, hanno svolto un lavoro con “cura, pazienza e attenzione”, hanno motivato così la scelta del loro impegno: “se venisse approvata questa cattiva riforma, si creerebbero molti problemi nel nostro ordinamento e ci potrebbero volere altri 20 anni per poterle abrogare. Quindi meglio cercare revisioni costituzionali leggere e condivise”.
Prima di tutto per diminuire i costi, è necessario per i giuristi, ridurre gli eletti di entrambe le Camere ad un totale di 700 parlamentari, senza senatori a vita e suddivisi in 470 deputati e 230 senatori, un numero inferiore di 30 parlamentari rispetto a quello pensato dalla riforma portata avanti dal governo.

Inoltre si prevede una riduzione dello stipendio, equiparato a quello dei professori universitari, e dei rimborsi.

Questi sono i punti principali della riforma pensata da questi quattro giuristi, volta a una riduzione dei costi, a snellire il lavoro parlamentare e all’eliminazione di qualche organo inutile, senza però stravolgere in maniera radicale le basi della nostra Carta Costituzionale.