Una cosa sul referendum costituzionale di novembre (o dicembre?) è certa: sarà un voto su Matteo Renzi e sul suo governo. Se infatti i numeri dei “Sì” e dei “No” rimangono inalterati rispetto a giugno scorso, più di un italiano su due pensa che se dovessero prevalere i contrari alla riforma costituzionale il premier si dovrebbe dimettere seduta stante. Sorprende che ben un elettore su cinque del Pd sia favorevole alla caduta di Renzi in caso di sconfitta. A fotografare lo stato delle cose nelle intenzioni di voto degli italiani sul referendum è un sondaggio realizzato da Demos e pubblicato stamani da Repubblica.
L’istituto diretto da Ilvio Diamanti rileva come il gap tra i favorevoli e i contrari alla riforma sia sostanzialmente inalterato da giugno scorso. Oggi tra i “Sì” e i “No” ballano 8 punti di differenza, scarto piuttosto esiguo se pensiamo ad un margine di errore del 3% e al 30% di italiani che si definiscono indecisi. Inoltre, se prendiamo in considerazione solo chi andrà sicuramente a votare, il margine si riduce a soli 3 punti percentuali (37-40%).Senza contare che alla data della consultazione mancano ancora due mesi e nel frattempo qualunque passo falso del governo potrebbe rimettere in discussione la contesa.
Se prendiamo in considerazione un periodo più ampio, appare evidente come se i “No” siano in forte ascesa dal febbraio scorso, i favorevoli alla riforma sono calati di almeno 10 punti percentuali, con una piccola ripresa negli ultimi due mesi estivi.
Referendum, in ripresa il gradimento sul governo Renzi
Per avere un’idea più precisa in vista del referendum inoltre può essere utile anche guardare al gradimento degli italiani nei confronti del governo Renzi. Ad oggi il 43% dei cittadini dà al governo un voto uguale o superiore alla sufficienza, un risultato piuttosto confortante per il premier dopo il crollo registrato da Demos tra Novembre 2015 e Febbraio 2016 (ovvero nel bel mezzo della crisi bancaria). Da aprile, però, Renzi sembra aver recuperato buona parte del consenso perduto ma alle porte ci sono le incognite della Consulta sull’Italicum e della legge di bilancio. Due fattori, questi ultimi, che potrebbero influenzare pesantemente il risultato finale di novembre.