Tregua Siria: il primo giorno sarà anche l’ultimo?
Lunedì è scattato il cessate il fuoco in Siria, in corrispondenza con l’inizio dell’id al-adha, la “festa del sacrificio”, importante ricorrenza per i fedeli musulmani. Secondo quanto riferito ad Al Jazeera da Rami Abdulrahman, dell’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani con sede a Londra, nel martoriato paese mediorientale attualmente a prevalere è la “calma”, anche se forze governative e gruppi ribelli si sono brevemente scontrati in alcune zone sud-orientali.
Tregua Siria: l’accordo Usa-Russia
La tregua si è concretizzata nella giornata di venerdì, grazie all’intesa raggiunta tra Usa e Russia. I suoi termini non saranno applicati, come intuibile, allo Stato Islamico e alle Jabhat Fateh al Sham, il gruppo terroristico precedentemente noto come Al Nusra, che ha cambiato denominazione dopo aver ripudiato l’affiliazione ad Al Qaeda nel mese di luglio.
Il cessate il fuoco, che potrà essere rinnovato di 48 ore in 48 ore, impegna il governo siriano a non condurre bombardamenti nelle zone occupate dalle forze di opposizione.Nessuna delle parti in conflitto, durante il periodo di tregua, potrà attuare manovre volte alla conquista di porzioni di territorio sotto il controllo delle controparti. Non è chiaro se in alcune di queste zone siano presenti, oltre ai gruppi armati che rientrano nell’accordo, anche le ex Brigate al Nusra.
Nel caso la tregua tenesse, tra una settimana, Usa e Russia si impegnano a sedersi nuovamente intorno a un tavolo per discutere la strategia da attuare contro le Fateh al Sham e, naturalmente, contro lo Stato Islamico. I gruppi di monitoraggio messi in campo dalle due “superpotenze”, intanto, proveranno a delineare con precisione le aree in cui sono presenti i due gruppi terroristici.
Prima di lanciare l’offensiva, però, si garantirà l’accesso agli aiuti umanitari nelle città maggiormente colpite dal conflitto, in primis la settentrionale Aleppo: la tregua impone a governo e opposizione di lasciare libere le principali vie di comunicazione che portano alla città.
Tregua Siria: transizione complicata
Poco prima dell’inizio del cessate il fuoco i militari fedeli ad Assad hanno nuovamente colpito i ribelli proprio ad Aleppo, questi ultimi, nel frattempo, lanciavano una dura offensiva nella zona di Quneitra, sud est del paese. Riposte le armi, il Presidente siriano ha comunque precisato che “il paese verrà riconquistato pollice per pollice ai terroristi”. Pur accettando la tregua, le maggiori forze di opposizione continuano a mostrare forti preoccupazioni, non solo sul fatto che nell’accordo non si indica in nessun modo un futuro senza Assad per la Siria, ma anche sulla stessa definizione di “terrorismo” in esso contenuta, modellata così da “far fuori” le Jabhat Fateh al Sham.
Chiaramente, Washington e Mosca cercano di invogliare l’opposizione siriana a “scaricare” le ex Brigate al Nusra che, d’altra parte, restano il gruppo che militarmente ha dato più filo da torcere alle forze governative, basti pensare alla battaglia in corso ad Aleppo e ad Idlib. Accerchiare, bersagliare e poi neutralizzare gli ex al Nusra, quindi, potrebbe dare il via a una difficile quanto possibile fine delle ostilità. Il problema è, allora, che la fine della guerra non decreterà la fine di Assad, di certo questo non succederà mettendo fuori gioco i miliziani più preparati.
Il pericolo di vedere una nuova escalation di violenza si annida nel punto appena espresso. Adesso, alla diplomazia di Usa e Russia il compito di attuare meccanismi di monitoraggio che garantiscano il rispetto della tregua da entrambe le parti: bisognerà poi rendere conveniente un “compromesso” quando tutti cercano la vittoria totale. A qualsiasi costo.