Il leader in pectore del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, non sta passando un bel momento. Prima le polemiche che lo hanno coinvolto direttamente sul caso Muraro e su quella mail “non capita” di Paola Taverna che informava il membro del direttorio di un’indagine a carico dell’assessore all’Ambiente del Comune di Roma. Adesso, un nuovo scivolone: il probabile candidato premier del Movimento 5 Stelle (nei sondaggi primo partito d’Italia), ieri ha paragonato sul proprio profilo facebook il Presidente del Consiglio Matteo Renzi al dittatore cileno Augusto Pinochet, protagonista del colpo di Stato del 1973 che destituì Salvator Allende e accusato dal rapporto Valech di aver imprigionato e torturato più di 38mila avversari politici tra il 1973 e il 1990. Come se non bastasse, Di Maio ha anche confuso il Cile con il Venezuela. Il post poi è stato modificato dopo poco ma il web, si sa, non perdona.
Un Presidente del Consiglio mai passato per il voto, che non ha mai presentato un programma elettorale agli elettori e che è a capo di una maggioranza eletta con una Legge dichiarata incostituzionale. Non è un Presidente del Consiglio ma il più grande provocatore del popolo italiano, un Presidente non eletto, senza alcuna legittimazione popolare, che sorride mentre le persone soffrono. Il referendum di ottobre, novembre o dicembre (ci faccia sapere la data, quando gli farà comodo) lui stesso lo sta facendo diventare un voto sul suo personaggio che ha occupato con arroganza la cosa pubblica, come ai tempi di Pinochet in Cile. E sappiamo come è finita
Di Maio ritratta: era una provocazione
In serata, Di Maio ha poi corretto il tiro durante l’intervista con Gianluca Semprini a Politics su Rai 3. “La mia era una provocazione – ha detto il vicepresidente della Camera – non ho mai detto che Renzi fosse un sanguinario ma sono arrabbiato con lui per come ha occupato le istituzioni. E’ un Presidente del Consiglio che ha approvato una riforma della Rai per decidere tutto lui sulla televisione pubblica, ha fatto una legge elettorale per nominare i suoi alla Camera e adesso la vuole modificare perché ha paura di perdere, ha fatto una riforma costituzionale per mettere i suoi in Senato non più eletti. E’ un’occupazione delle istituzioni perpetrata da un Presidente del Consiglio arrivato a Palazzo Chigi grazie al tweet #staisereno”.
Oltre alle polemiche politiche sul paragone di Di Maio, nel giro di poche ore il web si è scatenato con ironie e sberleffi nei confronti del vicepresidente della Camera. Vi proponiamo qui sotto, i tweet più divertenti.
#DiMaio ha mandato una email in Venezuela incollandoci un francobollo del Cile.
— Microsatira (@Microsatira) September 13, 2016
Dopo il post su Pinochet in Venezuela appare chiaro che il social media manager di Luigi Di Maio è Luigi Di Maio.
[@leomorabito]— Spinoza (@spinozait) September 13, 2016
https://twitter.com/ArsenaleKappa/status/775778638843174913
va bene ragazzi, fuori il colpevole: chi ha mandato a #DiMaio la mail su #Pinochet?
— Pietro Salvatori (@PietroSalvatori) September 13, 2016