Dopo solo due puntate dall’esordio del suo nuovo talk show Politics – Tutto è politica, c’è già chi chiede la testa di Gianluca Semprini. L’ex giornalista di Sky Tg 24 assunto quest’estate dalla neo direttrice di Rai Tre Daria Bignardi per superare la “saturazione” e la “ripetitività” dei talk show, è già finito sulla graticola per gli ascolti deficitari delle prime due puntate. Se infatti gli stentati risultati dell’esordio erano stati giustificati con l’assenza dell’ultima ora di Luigi Di Maio (in pieno caos Roma), l’alibi è venuto meno martedì scorso quando lo stesso vicepresidente della Camera si è seduto sulle poltroncine di Saxa Rubra per farsi intervistare da Semprini. Ma i dati sullo share sono stati comunque impietosi: il nuovo talk show della Rai ha fatto registrare quasi la metà degli spettatori del suo concorrente Di Martedì su La 7 (3,5%-6,1%).
Politics, lo share delle prime due puntate
La prima puntata di martedì 6 settembre aveva già fatto storcere la bocca a molti. Politics infatti si era posizionato al quinto posto tra i programmi del prime time serale con il 5,5% di share (1.306.000 spettatori), surclassato dalle altre due reti Rai (rispettivamente con Don Matteo e Ncis). Molti inoltre hanno fatto notare come l’esordio nel 2015 del Ballarò di Massimo Giannini avesse fatto registrare circa 100 mila spettatori in più, corrispondente ad un punto percentuale di share (1.431.000 – 6,7% contro 1.306.000 – 5,5%). Ma è stata la seconda puntata a causare le prime richieste di chiusura del programma. Questa, era la settimana più attesa a Viale Mazzini poiché da lunedì scorso sono ripresi anche tutti gli altri talk-show sui canali concorrenti. E così, martedì scorso, Di Martedì di Giovanni Floris ha surclassato Politics riuscendo quasi a doppiarlo in prima serata: il talk su La 7 ha fatto registrare il 6,1% di share (1.048.000 spettatori) contro il modesto 3,5% (835.000) del programma di Semprini. Ironia della sorte, durante la trasmissione Giovanni Floris ha intervistato anche l’ex conduttore di Ballarò Massimo Giannini, che sarà suo ospite per altre tre puntate non avendo alcun contratto riservato con la televisione pubblica dopo la cancellazione del suo talk-show serale.
Anzaldi, Usigrai e Codacons contro Semprini
La protesta più vigorosa è stata quella dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti interni di Viale Mazzini già irritati dall’assunzione di un altro giornalista esterno all’azienda per condurre il nuovo talk-show. Il comunicato dell’esecutivo, che riprende ironicamente lo spot estivo del talk di Semprini, sta tutto in una frase: “A domande precise, risposte precise: chi pagherà per il flop di Politics?”. Non poteva mancare neppure l’intervento a gamba tesa di Michele Anzaldi, fustigatore renziano e segretario della Vigilanza Rai: “Il flop di ascolti di ‘Politics’, sebbene siamo solo alla seconda puntata, rappresenta il coronamento di una strategia tafazziana e suicida della Rai, più volte denunciata e che, purtroppo, viene da lontano”. Poi Anzaldi ha spiegato così i motivi del “flop” di ascolti di Politics: “La strada scelta dall’innovazione è sembrata molto vecchia: intervista monologo a Luigi Di Maio, senza contraddittorio e senza tenere particolarmente fede a quel motto ‘a domanda precisa, risposta precisa’ con cui era stata lanciata la nuova trasmissione, e sconfessando anche il modello del ‘confronto’ che aveva contraddistinto l’attività di Gianluca Semprini a Sky. Le risposte dell’esponente M5s sono sembrate nulla di più della propaganda già sentita nei giorni scorsi. Ora chi pagherà?”. Un’altra bordata al programma di Gianluca Semprini è arrivata anche dal Codacons, l’associazione dei Consumatori, che per bocca del suo Presidente Carlo Rienzi ha chiesto ai vertici Rai di chiudere Politics perché, insieme a Mi Manda Rai Tre di Salvo Sottile, ha “un costo non indifferente per la rete e, quindi, per la collettività, che finanzia tali programmi attraverso il canone”.
Il patrimonio dell'informazione Rai3 martedì sera non c'è più, regalato a la7: errori di ieri e di oggi. Chi paga? https://t.co/9gkgttIGKJ
— Michele Anzaldi (@Michele_Anzaldi) September 14, 2016
Per ora, né Semprini né Bignardi hanno replicato alle vigorose proteste. Una scelta che appare in linea con le dichiarazioni della stessa direttrice di rete alla vigilia dell’esordio di Politics. “Ci sono le aspettative di fare un buon programma e i buoni programmi non si improvvisano, ci vorrà tempo – aveva dichiarato Bignardi a Tv Blog–. Questa è una sperimentazione. Ripartiamo da un formato nuovo che è la metà di quello di prima. Dobbiamo costruire tutto. E’ un lavoro artigianale e si farà puntata dopo puntata. I bilanci li farò alla fine di giugno”. Sperando che non siano troppo infausti.
@salvini_giacomo