Elezioni Francia: primarie a destra, il duello Sarkozy-Juppé
Da Parigi. Per molti è un antipasto delle Elezioni Presidenziali, per altri una resa dei conti tutta interna alla destra. La certezza è che il prossimo 20 novembre in Francia si vota per scegliere il candidato alla Presidenza della Repubblica espresso dal partito post-gollista “Les Républicains”, attraverso uno scrutinio a doppio turno con ballottaggio in programma la settimana successiva (27 novembre). Sul modello del Partito Socialista nel 2011, anche per l’ex “Union pour un Mouvement Populaire” saranno Primarie aperte che coinvolgeranno i non iscritti al movimento, come sancito dal refrain di campagna elettorale “Primarie della Destra e del Centro”.
Venerdì 9 settembre è stato l’ultimo giorno utile ai candidati per deporre le firme a loro sostegno da parte di parlamentari (almeno 20), eletti a livello locale (250) e semplici aderenti (2500); il prossimo 21 settembre un’Alta Autorità ad hoc per le Primarie renderà pubblica la lista definitiva degli ammessi. Per ora, i nomi conosciuti già in lizza sono i “soliti” sette: l’ex Président Nicolas Sarkozy, gli ex Primi Ministri Alain Juppé e François Fillon, Bruno Le Maire, Nathalie Kosciusko-Morizet, Hervé Mariton e Jean-François Copé.
Elezioni Francia: Juppé argine del FN
Juppé, unico a beneficiare del “patrocinio” di deputati e senatori centristi (il suo principale sponsor, non a caso, è il leader MoDem François Bayrou) resta l’osservato speciale della corsa, così come il più accreditato per insidiare Marine Le Pen in vista del 2017: un recente sondaggio RTL rivela che, in caso di vittoria alle Primarie, Juppé approderebbe al ballottaggio delle Presidenziali forte del 26% dei consensi – qualora si votasse oggi – pur sempre dietro alla leader del Front National (attualmente in testa con il 28%), ma con la sinistra “plurale” rappresentata dal Presidente uscente François Hollande, il fondatore del movimento “En Marche” Emmanuel Macron e l’anti-capitalista Jean-Luc Mélenchon fuori dai giochi già dal primo turno.
La candidatura Juppé ha ripreso vigore dopo un’estate opaca, contraddistinta dalla linea morbida sulla querelle-Burkini (“Basta gettare benzina sul fuoco. Sono contrario a leggi di circostanza”, ha esclamato l’ex Ministro degli Esteri in merito alle ordinanze emesse dai sindaci del suo stesso partito), ma soprattutto dalla “ri-discesa in campo” di Nicolas Sarkozy, ufficializzata a fine agosto.
Elezioni Francia: Sarko rinviato a giudizio
Quest’ultimo, gran cerimoniere del meeting estivo del partito a La Baule, lo scorso 5 settembre ha tuttavia subito una pesante battuta d’arresto con il rinvio a giudizio nell’ambito del processo sui finanziamenti illeciti dell’allora UMP nella campagna per le Presidenziali 2012. Sollecitato sugli affari giudiziari per i quali è chiamato in causa, Sarko ha posto l’accento su garantismo e presunzione di innocenza (smarcandosi dal tradizionale approccio neo-gollista al governo, la “giurisprudenza Balladur”): “In caso di ministri incriminati, non ci saranno intimazioni a lasciare l’incarico”, ha dichiarato nel corso del programma tv “L’Emission Politique”.
Processi a parte, il predecessore di Hollande si ritrova a dover arginare un Juppé candidato della rinnovata “unione nazionale” e promotore dell’ “Identità Felice” (“Identité Heureuse”) della Francia, mantra ribadito ancora una volta martedì scorso a Strasburgo. La filosofia ottimistica juppéiste si contrappone infatti all’Identità Infelice coniata dal filosofo “declinista” Alain Finkielkraut, tra le principali Cassandre di un Paese ferito dal terrorismo e minacciato dal multiculturalismo. Lo stesso sentimento identitario che ha favorito l’ascesa di Marine Le Pen ha anche esacerbato il dibattito in seno alla destra: Sarkozy, il più convinto a voler porre paletti allo Ius Soli nella concessione della cittadinanza francese, gioca la carta dell’intransigenza sulla questione del velo e dei “menu di sostituzione” per i musulmani nelle mense scolastiche.
Elezioni Francia: “larghe intese”?
Dalla “Forza Tranquilla” di François Mitterand alla candidatura apaisée di Juppé, passando per la (disastrosa) “Presidenza Normale” di Hollande: vedendo nel delfino di Jacques Chirac il probabile prossimo inquilino dell’Eliseo, molti osservatori decantano il trionfo del moderatismo – se non, più precisamente, dell’ecumenismo in politica. Quello che, come profetizza il discusso giornalista anti-Islam Eric Zemmour nel nuovo pamphlet “Un Quinquennio per niente”, porterà ad un governo di unità – intriso di liberalismo economico – orchestrato dall’attuale premier Manuel Valls, Jean-Pierre Raffarin e il fresco ex ministro dell’Economia Macron, il tutto sotto l’egida del vecchio Presidente Juppé, l’uomo da “un solo mandato”.
Sempre secondo il sondaggio RTL, Juppé balzerebbe addirittura in testa (36%) al primo turno delle Presidenziali se Macron rinunciasse a candidarsi alla guida del Paese. Le inedite “Larghe Intese” alla francese sono già En Marche?