Il debito pubblico e privato di Italia, Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda e Slovenia è mediamente raddoppiato nel periodo 2006-2013. Per Roma, con un +71,6%, l’incremento è il più basso dopo la Slovenia. Lo scrive Standard & Poor’s notando che la necessità di ridurlo “potrebbe bloccare la ripresa per anni”.
“Il processo di riduzione del debito nella periferia dell’Eurozona è appena iniziato, ed è probabile che pesi sulla ripresa per anni” si legge nello studio dell’agenzia di rating. Moritz Kraemer, responsabile per i rating sovrani, spiega che l’indebitamento pubblico, a volte finanziato attraverso i salvataggi di Fondo monetario internazionale e dai partner dell’Eurozona, ha aiutato a prevenire spirali deflazionistiche e un calo ancor più drastico di domanda e occupazione. Tuttavia questo processo “ha ovviamente anche aumentato il fardello di debito delle economie nazionali” compensando il processo di deleveraging, che fosse attraverso rimborso o default, in atto nel settore privato. E dunque “l’eccesso di debito persiste” spiega Kraemer.
Ma non ci sono solo note amare per il nostro Paese. Secondo il superindice dell’Ocse, infatti, l’Italia è l’unico Paese del G7 a registrare un’accelerazione della crescita in aprile. Per l’Italia l’indicatore sale a 101,6 in aprile da 101,4 in marzo. Su base annua l’incremento è del 2,4% più che doppio rispetto alla Germania (+1,05%). Il superindice calcolato per l’Eurozona, si legge in una nota Ocse, continua a mostrare un cambiamento in positivo nello slancio della crescita. Crescita stabile, invece, per l’area Ocse nel suo complesso.