“Non torneremo ad essere il partitino servo di qualcun altro, di Berlusconi o di Forza Italia”. La festa della Lega Nord a Pontida sta tutta in questa frase pronunciata nel comizio finale dal segretario del Carroccio, Matteo Salvini. Il leader leghista, con questa proposizione, riesce in un sol colpo a prendere le distanze dal “partitino” a vocazione secessionista di Umberto Bossi, a rivendicare un ruolo maggioritario nella coalizione del centrodestra e a lanciare un messaggio neppure tanto implicito al nuovo federatore, Stefano Parisi: da te, sembra dire Salvini, ordini non ne prendiamo. “Io – ha continuato il leader della Lega – accordi al ribasso non ne faccio. Non voglio il 4% per avere venti parlamentari di cui non mi faccio niente. Voglio cambiare il Paese ma non cerco poltrone”. Applausi. Oggi però, secondo il Corriere della Sera, Salvini varcherà i cancelli di Villa San Martino ad Arcore per incontrare Silvio Berlusconi, l’unico interlocutore ritenuto credibile nel mondo frammentato del centrodestra attuale. Primo punto all’ordine del giorno: la campagna referendaria.
Referendum, il summit Salvini-Berlusconi
Salvini infatti dubita ancora dell’opposizione di Forza Italia alla riforma costituzionale Renzi-Boschi, peraltro votata dagli azzurri prima della rottura del Patto del Nazareno. Il sospetto del leader leghista è quello di avere a fianco un partito, Forza Italia, che fa il gioco del premier: da una parte manda avanti gli ortodossi Brunetta e Toti che se la prendono quotidianamente con il “golpista” Renzi, dall’altra si prepara ad un nuovo Patto del Nazareno se dovesse vincere il “No”. Il leader del Carroccio quindi andrà ad Arcore per chiedere rassicurazioni su questo punto.
A Pontida lo scontro tra Bossi e Salvini
Ieri, a Pontida, è andata in scena anche l’ennesima querelle generazionale tra il fondatore della Lega Nord, Umberto Bossi, e il giovane segretario. Il Senatùr ha invocato dal palco la secessione perché “la Lega non potrà mai essere un partito nazionale”. “La Lega è in un momento di grande confusione – ha continuato Bossi –, è stata né carne né pesce, ma la Padania resta nel cuore e nella testa. Il nostro partito è stato fatto per la libertà del nord dall’oppressione del centralismo italiano, non per altri motivi”. Bossi ha espresso forti dubbi anche su uno dei cavalli di battaglia di Salvini, ovvero l’uscita dell’Italia dall’euro. “Troppo spesso si sente parlare di uscire dall’euro, ma i fatti dicono che l’Italia si porta via 100 miliardi di euro e l’Europa due: chi è dunque il nemico? State attenti a tirare le conclusioni così”. A stretto giro, è arrivata la replica piccata di Salvini.
Sul centrodestra: con Scajola, Alfano e Verdini noi non andiamo
Il segretario della Lega Nord, come abbiamo già scritto, non ha alcuna intenzione di piegarsi al nuovo federatore del centrodestra, Stefano Parisi. “Se ti chiami Scajola, stai con Alfano, Fini e Verdini – ha rilanciato Salvini dal palco –. Non con me. Se voi volete questa gente, cercate un altro segretario federale”. Parisi in giornata a L’Intervista di Maria Latella su Sky Tg 24 gli ha risposto così: “Il centrodestra vince se è unito e sono convinto che con la scadenza elettorale l’unità si trova”. Poi, la stoccata finale: “Il centrodestra ha perso 10 milioni di voti, ma non sono andati a chi strilla, a Salvini o a Grillo. Io credo che le posizioni radicali non saranno mai maggioritarie e saranno sempre di nicchia”.
@salvini_giacomo