Costi delle olimpiadi, una storia di sforamenti, edizione dopo edizione
Costi delle olimpiadi, una storia di sforamenti, edizione dopo edizione
Il No di Virginia Raggi alla candidatura di Roma alle Olimpiadi era stato pre-annunciato, ma ha suscitato ugualmente scalpore, un po’ perchè si era sperato, o sussurrato negli ultimi giorni di un ripensamento della sindaca grillina, vista la presunta popolarità dell’evento, o magari dell’indizione di un referendum sull’argomento come aveva accennato in campagna elettorale, un po’ perchè è la prima volta che un esponente locale di primo piano si tira indietro rispetto all’occasione di un evento da ospitare.
Eppure le ragioni addotte non rappresentano una grande novità: i costi e gli sprechi che in particolare le Olimpiadi, più di altri eventi, si portano dietro.
Costi delle Olimpiadi, il record stratosferico di Sochi
Uno studio dell’università di Oxford molto recente, del luglio 2016, ha analizzato tutte le Olimpiadi degli ultimi anni, partendo proprio da Roma 1960, comprese quelle invernali, evidenziando gli sforamenti, i costi per atleta, il confronto con altri progetti.
L’edizione in assoluto più costosa è stata quella di Sochi 2014, in Russia, quando furono spesi ben 21,9 miliardi, 5 volte quella di Torino del 2006, e 6 miliardi più cara dell’Olimpiade estiva più onerosa, quella di Londra 2012.
Prima ancora era stata Barcellona l’edizione più costosa, con poco meno di 10 miliardi, seguita da Pechino.
Rio 2016, su cui ancora non c’erano dati definitivi, dovrebbe essersi fermata a 4,5.
Una delle edizioni più economiche appare Atene, con meno di 3 miliardi.
Se escludiamo Sochi le Olimpiadi invernali appaiono molto più economiche.
Naturalmente le Olimpiadi sono evolute nel tempo, con gli anni gli atleti sono aumentati, fino a stabilizzarsi dopo il 1992. E’ cambiato anche il numero di eventi, e questo si osserva soprattutto con le Olimpiadi invernali ancora più che con quelle estive.
Il working paper di Oxford ha quindi calcolato il costo per evento e per atleta.
Sochi rimane quello che si chiama in statistica un “outlier”, con quasi 8 milioni spesi per atleta.
Negli altri casi non si va oltre l’1,7 di Torino e l’1,4 di Londra. Osservando il grafico dell’aumento di questi costi unitari oltre alla grande variabilità si osserva uno stop agli incrementi dopo gli anni ’80 con diverse edizioni che anzi hanno diminuito i costi rispetto a quella precedente. E’ caso di Vancouver per gli sport invernali, o anche di Rio (se le cifre saranno confermate) dopo Londra.
Costi delle Olimpiadi, non c’è un’edizione senza sforamenti
Il punto centrale però non è solo e tanto il costo in sè, ma lo sforamento rispetto agli stanziamenti e i progetti iniziali.
Sono questi che creano debiti e deficit di bilancio che poi si trascinano negli anni.
E lo studio Oxford evidenzia bene un fatto: tutte le edizioni delle Olimpiadi sia estive che invernali hanno sempre sfondato il budget predisposto, chi più chi meno, nessuna esclusa.
E non di poco. Il 79% dei giochi, ha sforato di più del 50%, mentre il 47% addirittura del 100%, ovvero i costi sono raddoppiati.
La variabilità comunque è enorme in questo caso, si va dal +720% di Montreal 1976 con i costi decollati di più di 7 volte, al solo +2% di Pechino 2008, per quanto la Cina abbia una storia di report non proprio affidabili e credibili, ma non vi sono ragioni per credere a manipolazioni.
In generale la mediana degli sforamenti è dell’83% per i giochi estivi, ovvero metà delle Olimpiadi hanno avuto costi quasi doppi, ma diventano il 118% per quelle invernali. Se guardiamo le medie queste sono rispettivamente del 176% e 142%
E’ vero, rispetto alle prime edizioni analizzate i costi sono poi calati, negli anni ’90 il CIO ha lanciato l’Olympic Games Knowledge Management Program, un progetto di scambio di informazioni allo scopo di aumentare l’efficienza nell’organizzazione dei Giochi, e in effetti un miglioramento da allora c’è stato. Nelle Olimpiadi estive non ci sono mai stati degli sforamenti superiori al 100%.
Il punto è che sembra inevitabile averli, e in confronto ad altri grandi progetti non c’è paragone, la media degli sforamenti è decisamente superiore: l’università di Oxford infatti ha paragonato il caso delle Olimpiadi con la costruzione di strade, ferrovie, dighe, ecc, e le prime rappresentano gli eventi in cui c’è lo scostamento maggiore dai costi immaginati inizialmente, 156% di media contro il 20% per le strade, il 34% per i tunnel, il 45% per la ferrovia.
Se anche considerassimo solo i Giochi successivi agli anni ’90 che hanno una media di sforamento del 75%, solo il settore IT e i progetti riguardanti dighe sarebbero più inefficienti, e comunque i casi per ora sono troppo pochi per essere certi di una maggiore efficienza dopo il lancio del programma del CIO citato in precedenza.
Uno dei problemi è che al contrario di tutti gli altri casi per le Olimpiadi non è possibile rimandare, il “schedule overrun”, ovvero lo scostamento sui tempi è e deve essere zero. Questo permette di risparmiare spesso sui costi, semplicemente si allunga il periodo dei lavori.
Questo con le Olimpiadi non è possibile.
Ed è uno dei motivi strutturali per cui il problema degli sforamenti nei giochi olimpici sembra limitabile, ma probabilmente mai eliminabile.