“Non ci interessa sapere se gli imprenditori che corrompono lo fanno perché obbligati o per vero e proprio spirito doloso: essi non possono stare tra noi, questo deve essere chiaro”. È quanto ha detto il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, all’assemblea di Assolombarda. “Noi lavoriamo nelle regole e le rispettiamo e chi non lo fa deve stare fuori da casa nostra”, ha aggiunto Squinzi.
Secondo Squinzi il problema da cui deriva la corruzione è l’eccessiva burocrazia che strozza la libera impresa: “La densità di questa sostanza fatta di leggi, regolamenti, enti, tutti controllati dalla politica, fa prosperare la corruzione, l’evasione e il malaffare. Dobbiamo ridurre seriamente i costi di funzionamento della burocrazia, cancellando tutto ciò che sottrae valore ed efficienza e crea una rete capillare di nepotismo e di ruoli inutili”.
Il capo degli industriali si sofferma anche sui vertiginosi livelli raggiunti dall’ evasione fiscale: “Ci sorreggerebbe un po’ di sana cultura protestante, come accade nella vicina Svizzera, in cui l’evasore, poiché tradisce i suoi concittadini e viola un patto fatto con lo Stato, quindi con l’intera società, è condannato con grande severità dalla giustizia, ma in più subisce una sanzione sociale, forse persino più dura da sopportare, che costituisce il vero disincentivo per l’evasore”.
Il vero problema, quindi, è la legalità: “C’è un problema di credibilità del Paese”, anche per le varie inchieste, quindi “abbiamo bisogno in questo momento non di moltiplicare leggi e regole, ma di fare una vera alleanza per la legalità, per il rispetto di se stessi, per la vigilanza e la prevenzione”.